In un’Europa sempre più divisa sulle politiche per i migranti con la cancelliera tedesca Angela Merkel che cerca di scongiurare la crisi con la Csu e la nuova Costituzione ungherese che vieta di accogliere i migranti economici, il premier italiano Giuseppe Conte dovrebbe presentare domenica a Bruxelles ai partner Ue (prima dovevano essere soltanto Francia, Germania e Spagna, ora sono diventati dieci) la sua proposta per frenare gli arrivi di migranti: il condizionale è d’obbligo, vista l’escalation della tensione sulla bozza del vertice. È il frutto del lavoro congiunto di Palazzo Chigi, Viminale e Farnesina e, in buona sostanza, prevede di applicare il regolamento di Dublino solo alle frontiere terrestri.
In sostanza se un migrante attraverserà il confine tra Slovenia e Italia sarà il nostro Paese ad esaminare la sua posizione ed eventualmente la domanda di asilo. Ma per quanto riguarda i salvataggi in mare nelle aree di competenza Sar (Search and Rescue) effettuati sulla base del diritto internazionale o, nel caso di Methis e Sophia, dietro un esplicito mandato europeo, dovrà scattare una responsabilità congiunta di tutta l’Unione, quindi nessun automatismo per sbarchi solo sulle coste italiane come avveniva fino ad oggi. Meno che mai per le navi di Ong che effettuano soccorsi direttamente nelle acque libiche.
Il Governo italiano sollecita naturalmente una maggiore selezione a monte delle partenze. Si tratta delle cosiddette “piattaforme regionali per gli sbarchi” menzionate nella bozza di conclusioni del Consiglio Ue del 28 giugno da realizzarsi d’intesa tra Unhcr e Ue. Se alle porte di Tripoli, come ricorda il nostro ambasciatore in Libia, Giuseppe Perrone, l’Unhcr sta completando i lavori per la costruzione di un grande centro di identificazione molto più difficile appare la situazione per realizzare analoghe strutture in Tunisia ed Egitto.
Il ministro degli Esteri tunisino, Khemaines Jhinaoui in un incontro ieri con il responsabile della Farnesina, Enzo Moavero pur dicendosi disposto a implementare gli accordi bilaterali di riammissione esistenti ha confermato quanto già aveva affermato il suo ambasciatore a Bruxelles, Tahar Chérif, secondo il quale la Tunisia «non ha né i mezzi né le condizioni né la capacità di creare questi centri». Quanto all’Egitto il nostro ambasciatore al Cairo, Giampaolo Cantini ricorda che «il Paese ha da tempo sigillato le sue frontiere e già accoglie 5 milioni di rifugiati tra siriani, sudanesi ed eritrei». La politica di Al Sisi è del resto molto attenta a possibili infiltrazioni fondamentaliste.
Con queste premesse dire che per l’Italia a Bruxelles domenica e poi il 28 giugno la strada satrà tutta in salita è solo un eufemismo. Lo stesso Conte, dopo l’incontro di ieri con il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk a Roma ha insistito sulla necessità di ridurre i “movimenti primari”. Ben sapendo che la bozza delle conclusioni del prossimo Consiglio Ue che sarà oggi all’esame dei rappresentanti permanenti a Bruxelles (per l’Italia Maurizio Massari) utilizza un linguaggio molto diverso.
Oltre alla trasformazione di Frontex in una vera polizia di frontiera con uomini e mezzi vi si legge che occorre ridurre in modo significativo «i movimenti secondari, evitando attraversamenti illegali delle frontiere interne tra Stati membri di migranti e richiedenti asilo e assicurando procedure veloci per i trasferimenti verso il Paese competente». Si sollecitano anche procedure «veloci per le riammissioni dei migranti» oltre a «controlli dei viaggi in uscita alle stazioni di treni, bus e aeroporti».
Una brutta aria dunque per le richieste italiane che lo stesso Salvini ha percepito tanto da minacciare di disertare il vertice: «Se andiamo lì per avere il compitino già preparato da francesi e tedeschi è giusto risparmiare i soldi del viaggio», ha detto Salvini a Porta a Porta . Con la bozza che circola, ha aggiunto, «pensano di mandarci altri migranti invece di aiutarci ed in cambio faranno poi i centri di raccolta fuori dall’Europa, ma meglio un uovo oggi». «Siamo il secondo Paese per contributi all’Europa – aveva già detto nel pomeriggio – secondi per migranti accolti, vogliamo essere ascoltati, non è possibile che dettino legge francesi e tedeschi, mentre l’Italia paga e accoglie e questo vale anche per pesca, turismo, banche».