Time incorona l’imprenditore nato a Pretoria “persona dell’anno”. Ma non è breve l’elenco degli episodi controversi che fanno alzare più di un sopracciglio
Umano o marziano? Più umano, visto che nel giorno della gloria mediatica, con Time che lo ha nominato persona dell’anno, il “divino” Elon Musk ha visto diminuire di oltre 12 miliardi il suo patrimonio, secondo la classifica in tempo reale di Forbes. Niente paura, l’imprenditore che molti amano definire visionario ha tenuto saldamente il primo posto conquistato quest’anno, con quasi 253 miliardi di dollari contro i 195 di Jeff Bezos, fondatore di Amazon. Il calo ha seguito lo scivolone di Borsa subito da Tesla (di cui Musk detiene un corposo pacchetto azionario, circa 200 miliardi): -5%, contro cali molto meno evidenti – in una giornata nervosa per l’avvicinarsi dei meeting delle banche centrali, Federal Reserve su tutte – sia dell’indice S&P500 (meno dell’1%) che di altri big del settore tech, come Apple (-2%), per la cronaca a un soffio dal varcare la soglia dei 3mila miliardi di capitalizzazione.
Proprio ieri si è saputo di un caso di molestie sessuali che ha coinvolto una operaia della fabbrica californiana di Fremont. La donna ha sporto denuncia alla Corte Superiore della contea di Alameda, sostenendo di aver subito molestie «continue e pervasive» e di non essere stata minimamente sostenuta dal reparto risorse umane di Tesla. Il big delle auto elettriche di cui Elon Musk è ceo, in ottobre era già stato condannato al pagamento di 137 milioni di dollari in relazione ad un altro caso a Fremont. Owen Diaz, un ex dipendente di colore, aveva affermato di aver subito molestie ed essere stato oggetto di discriminazioni razziali.
Questi due episodi non sono i soli a gettare un’ombra sul miracolo Tesla, la casa automobilistica californiana nata nel 2003 che ha puntato con grande anticipo sulla rivoluzione elettrica del mondo dell’auto. Un vantaggio che sta giocando ampiamente a suo favore per quanto riguarda lo sviluppo del software, delle batterie e le prestazioni del motore. Se si guarda all’ecosistema digitale di servizi e ai relativi aggiornamenti over-the-air la casa americana è più avanti dei rivali. Più avanti del colosso Volkswagen, per esempio. Per quanto ci sia ancora molto da lavorare. Un’altra ombra sui successi di Musk è infatti il pacchetto di guida autonoma. Oltre a fare costare ai clienti le auto di Palo Alto diverse migliaia di dollari in più l’autopilot è finito sotto indagine da parte della Nhtsa (National Highway Traffic Safety Administration) per una serie di incidenti gravi.
Il vantaggio competitivo di Tesla, sia chiaro, trova riscontro nella valutazione astronomica in Borsa: mille miliardi di dollari (una cinquantina in meno giusto oggi), contro i 244 di Toyota e i 134 di Volkswagen, che tra i marchi premium annovera nientemeno che Audi e Porsche. Musk però non può dormire tra due guanciali. Qualche giorno fa Mercedes-Benz ha ottenuto per prima l’omologazione per la guida autonoma di livello 3, disciplinata dalla norma UN-R157. Il sistema di guida Drive pilot made in Germany sarà a bordo dei modelli Classe S ed EQS già dal 2022. Livello 3 significa (in questo caso con limite fissato ai 60 all’ora) che sterzo, acceleratore e freni possono agire in autonomia compiendo sorpassi, parcheggi e altre manovre, sempre sotto la sorveglianza del conducente.Tesla è ancora ferma al livello 2, con il piccolo particolare che ha sempre presentato la sua tecnologia (una pesante inchiesta del New York Times una settimana fa l’ha declassata a co-pilot per rendere l’idea della comunicazione poco trasparente) come una versione già performante di guida autonoma. Costata un morto e 17 feriti.
Ma non è tutto. Musk non da oggi è al centro delle attenzioni delle autorità di mercato per l’uso spregiudicato di Twitter. Celebre il tweet del 7 agosto 2018 che gli è costato la presidenza (si è potuto tenere il ruolo di amministratore delegato), quando il manager aveva annunciato il ritiro di Tesla da Wall Street grazie a «fondi già garantiti» non si sa da chi, oltretutto fissando il delisting a 420 dollari per azione. Un caso clamoroso. La Sec aveva giudicato la comunicazione mirata proprio a fare salire i corsi azionari di Tesla. In un altro tweet, a inizio 2019, Musk aveva comunque ignorato ancora le raccomandazioni delle autorità finanziarie e aveva twittato di nuovo, anticipando l’entità della produzione di automobili per l’intero anno.
Ai primi di novembre altra mossa bizzarra dell’esuberante Musk: un sondaggio su Twitter per chiedere se i suoi 66 milioni di follower appoggiassero l’idea di vendere il 10 per cento delle azioni in suo possesso per poter pagare le tasse dovute (Musk non percepisce emolumenti). Una massa di titoli tale da terremotare il mercato. Tanto che Tesla nelle settimane successive ha perso circa 200 milioni di capitalizzazione. Particolare interessante: il fratello Kimbal Musk, imprenditore della ristorazione che siede nel cda di Tesla, ha venduto 88.500 azioni il 5 novembre, prima del famoso sondaggio, incassando 109 milioni. Un caso, certamente.
Il cinquantenne Musk è genio e sregolatezza, esuberanza, un pizzico di spacconeria (il modello Roadster è stato presentato nel 2017 ma mai prodotto, ora si parla del 2023; l’avveniristico pickup Cybertruck è stato presentato e rinviato più volte, complice la crisi dei semiconduttori) e una buona dose di follia imprenditoriale. Soprattutto quando si pensa al versante spaziale del suo lavoro, quella Space X che ha firmato contratti per decine di milioni di dollari con la Nasa e che secondo lui potrebbe portarci a vivere, tra non molti anni, sul pianeta rosso. L’agenzia spaziale europea (Esa) non la pensa allo stesso modo e, lo ha fatto sapere con chiarezza, non vorrebbe lasciare nelle mani di un solo imprenditore i destini di un nuovo mercato. Intanto Musk ha rilanciato con l’ennesimo tweet in cui assicura che Space X ha addirittura avviato un programma per catturare la CO2 in atmosfera e convertirla in carburante per i razzi. Si vedrà.
Insomma, Musk è figura che ammalia e inquieta. E forse Time si è spinto un po’ oltre quando nel motivare la scelta di nominarlo persona dell’anno ha scritto: «L’uomo più ricco del mondo non possiede una casa e recentemente ha cominciato a vendere la sua fortuna. Lancia satelliti in orbita e sfrutta il sole; guida un’auto che ha creato che non usa benzina e ha a malapena bisogno di un autista (abbiamo visto come, ndr). Con un guizzo del suo dito, il mercato azionario vola o sviene (potrebbe essere un reato, ndr). Sogna Marte mentre cavalca la Terra». E ancora. «Questo è l’uomo che aspira a salvare il nostro pianeta e a procurarcene uno nuovo da abitare: pagliaccio, genio, provocatore, visionario, industriale, uomo di spettacolo, furfante». Ecco. Non a caso in un tweet del 2 dicembre l’imprenditore nato a Pretoria ha scritto: «La legge sta da una parte, i poeti dall’altra».
Alberto Annicchiarico
[ il Sole 24 ORE ]
Fotografia di Mark Mahaney per TIME