Celebriamo il Natale del Figlio di Dio. «Egli viene e con Lui viene la gioia», scriveva don Primo Mazzolari. Mai come oggi, seppur tra mille difficoltà e sofferenze, questo è il «tempo di credere». Anche quest’anno, infatti, celebriamo la Speranza che si è fatta carne in un’umile grotta di Betlemme e ha attraversato «i mondi».
La pandemia sembra aver sospeso ogni ambito della vita, ma il Salvatore continua a nascere per noi e in noi: Dio non ci lascia da soli. Sono convinto che l’esperienza della malattia, che anch’io ho affrontato, e sto superando per grazia di Dio, ci permette di dare valore a ciò che veramente conta.
La natività c’interpella profondamente. Ci rimanda all’essenzialità dell’esistenza, a ciò che dà senso alla quotidianità, alla bellezza della vita familiare, alla qualità delle relazioni, alla capacità di accogliere Cristo nel nostro cuore.
Nel corso del 2020 molte persone sono state visitate da sorella morte, altre sono rimaste sole, altre ancora hanno perso il lavoro e vivono in una condizione di grande precarietà. Questa sofferenza innocente c’interroga e ci aiuta a meditare sul dono della vita.
Sostiamo con i pastori davanti alla grotta, accogliamo nel silenzio adorante della preghiera il mistero di un Bimbo indifeso e povero che ci è stato consegnato dal Padre senza condizioni. Ci è stato donato perché, attraverso la sua incarnazione, potessimo scoprire, come afferma Sant’Ireneo, che «la gloria di Dio è l’uomo vivente».
Fermandoci davanti alla grotta, adorando Gesù Bambino nato per noi, possiamo scoprire che questo è il tempo propizio perché ognuno s’impegni non solo a custodire la vita ricevuta dal Padre nella gratuità, ma anche a donarla. Ogni giorno, con la nascita di Gesù, c’impegniamo a far vedere con la nostra vita la presenza del Signore nella storia e a testimoniare l’amore per i nostri fratelli, soprattutto se poveri. Sì, Dio vuole che noi siamo felici e che condividiamo la nostra gioia con gli altri.
Il mondo ha bisogno di sperimentare la fiducia e noi cristiani, soprattutto in questo tempo, siamo chiamati a osare, come i pastori, ad addentrarci nel buio della notte senza temere, perché Dio è con noi. L’Emmanuele, nella sua piccolezza, nella sua scelta di essere servo per amore, ci consegna un messaggio di speranza da annunciare a tutto il mondo.
Per adempiere il mandato del Cristo nato per noi, siamo chiamati a diventare «fratelli tutti», figli dello stesso Padre. Non ci può essere, infatti, una vita cristiana, vissuta in pienezza e nella fedeltà, se non riusciamo a stabilire relazioni profondamente umane.
«Nessuno – ci ricorda continuamente papa Francesco – può sperimentare il valore della vita senza volti concreti da amare. Qui sta un segreto dell’autentica esistenza umana».
Buon Natale a tutti: a chi è nella sofferenza, a chi è ammalato, a chi è solo, agli anziani, ai medici, agli operatori sanitari, alle famiglie, ai bambini, ai giovani, a chi è alla ricerca di un lavoro, a tutti gli uomini e alle donne che si donano nella gratuità. Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ci guidi sui sentieri della speranza perché, come scriveva il parroco di Bozzolo, «c’è sempre un posto per la Speranza».
Gualtiero Bassetti è cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana