venerdì, 29 Novembre 2024

Nomine Rai, in Viale Mazzini vincono le donne

MICHELA TAMBURRINO [ LA STAMPA ]

La Rai del grande scontento non si placa neppure davanti alle rivoluzioni delle testate principali: Monica Maggioni al Tg1, Simona Sala al Tg3, Alessandra De Stefano a Raisport, un’ondata femminile che Mario Draghi aveva posto come condizione ineludibile ai suoi.

Nomine Rai, un lavoro frenetico e disperato al chiuso di Palazzo Chigi, tra liti e veti incrociati fino alla scelta dei nomi da sottoporre ai consiglieri d’amministrazione Rai e conseguente strappo di Giuseppe Conte che minaccia la fronda televisiva. Dunque ecco la prima donna alla guida della testata ammiraglia, Monica Maggioni, già presidente Rai, “non in quota rosa” ma una scelta di alto profilo. Resta al suo posto Gennaro Sangiuliano al Tg2, Alessandro Casarin s’accomoda alla testata regionale mentre Simona Sala che lascia il Giornale Radio nelle capaci mani di Andrea Vianello, va al Tg3 al posto di Mario Orfeo destinato al genere Approfondimento giornalistico.

Scelta strategica perché Orfeo pare l’unico che, dopo aver diretto Tg1, Tg2, Tg3 ed essere stato dg della Rai, possa avere la capacità di interfacciarsi con le teste di serie quali Bruno Vespa, Sigfrido Ranucci, Lucia Annunziata, Bianca Berlinguer e rischiare pure d’essere ascoltato. Rainews entra nell’orbita di FdI, grazie alla direzione offerta a Paolo Petrecca. Un colpaccio per l’unica forza d’opposizione perché Rainews significa anche tutto l’online. Infatti c’è già qualcuno che vorrebbe scorporare per ridimensionare il potere e creare un’altra poltrona. Alessandra De Stefano capo a Raisport e Antonio Preziosi inamovibile a Rai Parlamento.

Ma da ora la strada è tutta in salita per l’ad. E già qui il primo dosso è rappresentato dal Cda. Sono furibondi i consiglieri che avevano più volte chiesto udienza all’ad Fuortes per sapere quali criteri attendevano alle scelte dei nomi che poi avrebbero dovuto valutare. Nessuna risposta. Solo ieri mattina una convocazione oltre il tempo massimo, quando già i curricula erano stati spediti. Allora i consiglieri hanno risposto picche, tanto che si ventila l’ipotesi di mandare a vuoto il cda previsto per stamattina. E qualora si andasse al voto, il consigliere pentastellato Alessandro Di Majo è pronto ad opporre un no secco al nome della Maggioni.

A memoria Rai non è mai accaduto che il rappresentante del partito di maggioranza relativa si schieri contro una decisione presa dal suo governo. Ma non è il solo visto che Giuseppe Conte ha promesso che per protesta contro scelte non condivise non andrà e non manderà più i suoi in televisione. Tesissimi i rapporti persino con i direttori designati che prima di essere proposti non sono mai stati ricevuti dell’ad per un incontro informale come avveniva in precedenza.

Anche l’Usigrai, il sindacato interno Rai è sul piede di guerra per le nomine nate a Palazzo Chigi. «La Rai da tv di servizio pubblico a tv di Stato», sottintendendo così che l’ad Fuortes ha subìto le scelte governative senza toccare palla limitandosi a fare la spola tra un palazzo e l’altro. Dunque scontento il Movimento spaccato, con solo il Tg3 in condominio con il Pd che da una parte perde e si riprende con il giornale radio. Vince la Lega che mantiene i suoi e trionfa Fratelli D’Italia. Nomine fatte a precipizio, sostengono gli osservatori, per anticipare il voto per il capo di Stato o perché si pensa a elezioni immediate.

Chi resta al palo per ora è l’ex direttore del Tg 1 Giuseppe Carboni, per il quale però già si parla del genere DayTime, anche se Carboni chiede un progetto giornalistico da condividere. Ha incontrato la redazione cresciuta negli ascolti, ha ricordato l’accordo con il NY Times sul Climate Change e la spinta innovativa pur restando istituzionale. Venerdì l’incontro con Fuortes per parlare del futuro.

MICHELA TAMBURRINO
[ LA STAMPA ]