L’esortazione apostolica Laudate Deum sul clima: «I pochi ricchi della popolazione mondiale inquinano di più del 50% di quella più povera. Cambiare lo stile di vita irresponsabile del modello occidentale avrebbe un impatto significativo»
«L’origine umana, “antropica”, del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio», con buona pace di «quelli che cercano di «negare o «minimizzare», di «porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale».
Sono passati otto anni da quando Francesco pubblicò l’enciclica Laudato si’, «ma col passare del tempo mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura».
È un documento duro e secco, quello che il Papa ha deciso di pubblicare oggi, sempre nella festa del Santo di cui ha scelto il nome, non a caso lo stesso giorno in cui si apre il Sinodo. «Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica»
«Laudate Deum», compimento di Laudato si’
L’esortazione apostolica Laudate Deum nasce come un compimento dell’enciclica sulla «cura del creato», lo stesso titolo è una citazione di San Franceso d’Assisi («Lodate Dio per tutte le sue creature») ma si rivolge «a tutte le persone di buona volontà», credenti e non, come un invito a scuotersi contro tutti i negazionismi e le derisioni interessate: «Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti».
È un testo che accusa il «paradigma tecnocratico che è alla base dell’attuale processo di degrado ambientale», un «modo deviato di comprendere la vita» che consiste nel pensare «come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia».
Un testo che non piacerà agli oppositori di Francesco
Un testo che non piacerà agli oppositori di Francesco, la galassia tradizionalista che ha il suo epicentro negli Stati Uniti, con relativo network mediatico che ha iniziato da mesi un fuoco di sbarramento contro il Sinodo: «Se consideriamo che le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri, possiamo affermare che un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine», scrive Bergoglio.
Ma la lettera segna anche un punto di svolta teologico, nella concezione stessa del rapporto tra uomo e creature: «La visione giudaico-cristiana del mondo sostiene il valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri, ma oggi siamo costretti a riconoscere che è possibile sostenere solo un “antropocentrismo situato”. Vale a dire riconoscere che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature».
I segni del cambiamento climatico «sono sempre più evidenti»
La crisi climatica globale all’inizio della Laudate Deum, il Papa va diritto al punto: «Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi».
E se «è vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale», tuttavia «è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi». Basta un aumento globale di 0,5 gradi per sconvolgere il clima, siamo vicini a 1,5, «se si superano i 2 gradi, le calotte glaciali della Groenlandia e di gran parte dell’Antartide si scioglieranno completamente con conseguenze enormi e molto gravi per tutti».
Stiamo assistendo a un’accelerazione del riscaldamento tale «che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene». Eppure, «per porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale, si ricorre al fatto che si verificano di frequente anche freddi estremi. Si dimentica che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta».
«Milioni di persone perdono il lavoro per le conseguenze del cambiamento climatico»
Ci sono pur quelli che «incolpano i poveri di avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati», scrive Francesco. «Come al solito, sembrerebbe che la colpa sia dei poveri. Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50 per cento di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?».
A chi obietta che la riduzione di combustibili fossili e lo sviluppo di energie più pulite farebbe perdere posti di lavoro, Bergoglio fa notare: «Ciò che sta accadendo è che milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico: l’innalzamento del livello del mare, la siccità e molti altri fenomeni che colpiscono il pianeta hanno lasciato parecchia gente alla deriva. D’altra parte, la transizione verso forme di energia rinnovabile, ben gestita, così come tutti gli sforzi per adattarsi ai danni del cambiamento climatico, sono in grado di generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori. Per questo è necessario che i politici e gli imprenditori se ne occupino subito».
Le cause umane
Francesco dedica un capitolo all’origine umana del cambiamento climatico. Il testo è dettagliato e attinge al rapporto 2023 dell’agenzia statunitense «National Oceanic and Atmospheric Administration» e dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico: «La concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, che causano il riscaldamento globale, è rimasta stabile fino al XIX secolo, al di sotto delle 300 parti per milione in volume. Ma a metà di quel secolo, in coincidenza con lo sviluppo industriale, le emissioni hanno iniziato ad aumentare.
Negli ultimi cinquant’anni l’aumento ha subito una forte accelerazione, come certificato dall’osservatorio di Mauna Loa, che dal 1958 effettua misurazioni giornaliere dell’anidride carbonica. Mentre scrivevo la Laudato si’ ha raggiunto il massimo storico – 400 parti per milione – arrivando nel giugno 2023 a 423 parti per milione. Oltre il 42% delle emissioni nette totali dal 1850 è avvenuto dopo il 1990».
E non basta: «Nel contempo, notiamo che negli ultimi cinquant’anni la temperatura è aumentata a una velocità inedita, senza precedenti negli ultimi duemila anni. In questo periodo la tendenza è stata di un riscaldamento di 0,15 gradi centigradi per decennio, il doppio rispetto agli ultimi 150 anni. Dal 1850 a oggi la temperatura globale è aumentata di 1,1 gradi centigradi, fenomeno che risulta amplificato nelle aree polari. A questo ritmo, è possibile che tra dieci anni raggiungeremo il limite massimo globale auspicabile di 1,5 gradi centigradi. L’aumento non si è verificato soltanto sulla superficie terrestre, ma anche a diversi chilometri di altezza nell’atmosfera, sulla superficie degli oceani e persino a centinaia di metri di profondità.
Questo ha pure aumentato l’acidificazione dei mari e ridotto i loro livelli di ossigeno. I ghiacciai si ritirano, la copertura nevosa diminuisce e il livello del mare aumenta costantemente». Tutti dati che confutano i negazionisti: «La coincidenza di questi fenomeni climatici globali con la crescita accelerata delle emissioni di gas serra, soprattutto a partire dalla metà del XX secolo, non può essere nascosta. La stragrande maggioranza degli studiosi del clima sostiene questa correlazione e solo una minima percentuale di essi tenta di negare tale evidenza. Purtroppo, la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili».
Danni irreversibili
La realtà è che «alcune manifestazioni di questa crisi climatica sono già irreversibili per almeno centinaia di anni, come l’aumento della temperatura globale degli oceani, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno. Le acque oceaniche hanno un’inerzia termica e ci vogliono secoli per normalizzare la temperatura e la salinità, con conseguenze sulla sopravvivenza di molte specie». La riflessione del Papa è desolata: «Questo è un segno tra i tanti del fatto che le altre creature di questo mondo hanno smesso di esserci compagne di viaggio e sono diventate nostre vittime». Anche «lo scioglimento dei poli non può essere invertito per centinaia di anni».
Insomma, «non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato». però «siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici». E se «alcune diagnosi apocalittiche sembrano spesso irragionevoli o non sufficientemente fondate», resta il fatto che non dobbiamo «ignorare che la possibilità di raggiungere un punto di svolta è reale». È quindi » «urgente» una «visione più ampia», ammonisce Francesco: «Non ci viene chiesto nulla di più che una certa responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo».
Potere e fake news
Il tono del Papa esprime tutta l’urgenza della situazione: «Fa venire i brividi rendersi conto che le capacità ampliate dalla tecnologia danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero». Del resto, «la decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi», scrive: «Con l’aiuto di questi meccanismi, quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti della zona vengono illusi parlando del progresso locale che si potrà generare o delle opportunità economiche, occupazionali e di promozione umana che questo comporterà per i loro figli». Un nuovo multilateralismo Francesco ripercorre le occasioni sprecate, dalla crisi finanziaria del 2007-2008 alla pandemia da Covid: «Questo mi permette di ribadire due convinzioni su cui insisto fino a risultare noioso: tutto è collegato e nessuno si salva da solo».
Visti i risultati, «più che salvare il vecchio multilateralismo», sembra che oggi la sfida sia quella di riconfigurarlo e ricrearlo alla luce della nuova situazione globale» e quindi arrivare a un multilateralismo “dal basso” e non semplicemente deciso dalle élite del potere»: ad esempio, «il processo di Ottawa contro l’uso, la produzione e la fabbricazione delle mine antiuomo è un esempio che dimostra come la società civile e le sue organizzazioni siano in grado di creare dinamiche efficienti che l’ONU non raggiunge». Questo non significa «sostituire la politica» ma creare nuovi «spazi», scrive: «Non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti».
Le conferenze sul clima
Il Papa ripercorre e Conferenze sul clima, a partire da quella di Rio de Janeiro nel 1992. Passi avanti, fallimenti. «La COP21 di Parigi (2015) è stata un momento significativo, perché ha prodotto un accordo che ha coinvolto tutti. Può essere visto come un nuovo inizio». E guarda alla COP degli Emirati Arabi Uniti di fine anno: «È un Paese del Golfo Persico che si caratterizza come grande esportatore di energia fossile, anche se ha investito molto nelle energie rinnovabili. Nel frattempo, le compagnie petrolifere e del gas ambiscono lì a nuovi progetti per espandere ulteriormente la produzione».
Però «dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico» Così «non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica» e rappresenti «un punto di svolta». Tutti devono impegnarsi: «Attirano spesso l’attenzione, in occasione delle Conferenze sul clima, le azioni di gruppi detti “radicalizzati”. In realtà, essi occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta ad ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli».
I fiori del campo
Alla fine, Francesco parla delle «motivazioni spirituali» e si rivolge in particolare ai credenti: «Gesù poteva invitare gli altri ad essere attenti alla bellezza che c’è nel mondo, perché Egli stesso era in contatto continuo con la natura e le prestava un’attenzione piena di affetto e di stupore. Quando percorreva ogni angolo della sua terra, si fermava a contemplare la bellezza seminata dal Padre suo, e invitava i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino», scrive: «Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa. Il mondo canta un Amore infinito, come non averne cura?».
Gian Guido Vecchi
[ CORRIERE DELLA SERA ]