domenica, 24 Novembre 2024

IL CONFRONTO POLITICO È STRESSANTE ?

GIULIANA ROTONDI (Focus)

Discutere di politica con chi ha un’idea diversa sta diventando più difficile che mai: ansia, sensazioni di minaccia e arroccamento nelle proprie posizioni sono solo alcuni degli stati d’animo più frequenti tra gli interlocutori. Perché accade?

Secondo gli studiosi di psicologia politica c’è una spiegazione, anzi due: la prima è che le questioni polarizzanti generano emozioni ansiogene. La seconda è che mettere al centro della discussione le proprie convinzioni e la propria visione del mondo porta a radicalizzare il confronto, facendolo slittare da un piano politico a uno morale (che sottintende la premessa “io sono meglio di te”).

DA CHE PARTE STAI? Gli studiosi di psicologia politica definiscono polarizzanti e divisivi quegli argomenti in cui non c’è un consenso condiviso. Tutti, ad esempio, si trovano d’accordo sul fatto che la sicurezza alimentare sia importante. Su temi “caldi” come l’aborto o la pena di morte invece è difficile trovare una posizione comune, ed è in questi casi che la situazione si complica.

Precedenti studi sperimentali hanno rilevato che quando si discute di quei temi si fa più fatica a confrontarsi. La minaccia spesso agisce a livello inconscio: gli interlocutori, in molti casi, non sono consapevoli di attivare circuiti ansiogeni. Nel corso di uno degli studi, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti a un test di discutere di un argomento popolare (sicurezza alimentare), di un argomento impopolare (disoccupazione) e di uno polarizzante (ricerca sulle cellule staminali).

Al termine della discussione è stata loro mostrata un’immagine inespressiva elaborata al computer: lo studio ha dimostrato che la faccia appariva tanto più minacciosa quanto più si affrontava un tema polarizzante o impopolare.

IO SONO MEGLIO DI TE. A ostacolare il dialogo tra diversi punti di vista è anche la convinzione che la propria idea e la propria opinione politica sia moralmente superiore. Come aveva già rilevato questo ampio studio del 2005, se si entra nel campo del “giusto” e dello “sbagliato” è pressoché impossibile avere un confronto sereno e raggiungere una qualsiasi forma di compromesso.

Un punto di incontro tra opposte posizioni è infatti impossibile da raggiungere sia se ci si sente minacciati, sia se si pensa di essere moralmente migliori degli interlocutori.

Il risultato è quello di giungere a interrompere amicizie o rinunciare a confrontarsi pur di evitare i conflitti. Senza considerare che essere in disaccordo su un singolo problema non significa non avere nulla in comune, e nemmeno che la nobile arte della dialettica, nata secoli fa, sia destinata a finire nel dimenticatoio.

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