mercoledì, 27 Novembre 2024

Perché il terremoto in Turchia è stato così catastrofico e mortale

Andrea Thompson/Scientific American [ le Scienze ]

Un forte terremoto ha colpito la Turchia meridionale nelle prime ore di lunedì, causando ingenti danni e migliaia di vittime sia lì che nella vicina Siria. I soccorritori stanno cercando i sopravvissuti tra le macerie degli edifici, che devono affrontare le temperature rigide dell’inverno, l’interruzione dell’elettricità e dell’acqua e il terrore delle continue scosse di assestamento.

Il terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito vicino a Nurdağı – non lontano dalla città di Gaziantep – alle 4:17 ora locale, secondo il Servizio geologico degli Stati Uniti. È stata avvertita anche in Libano, Israele e Cipro. La scossa è stata seguita da una scossa di assestamento di magnitudo 7.5 alcune ore dopo e da numerose scosse di assestamento più piccole. (La scala di magnitudo dei terremoti è logaritmica, quindi un terremoto di magnitudo 7.0 è dieci volte più grande di uno di magnitudo 6.0. Inoltre, il primo rilascia un’energia 32 volte superiore al secondo.)

Il terremoto di lunedì ha comportato la rottura di una faglia relativamente poco profonda (circa 18 chilometri) sotto la superficie terrestre, rendendo i movimenti superficiali più intensi. Secondo le prime notizie riportate dal “New York Times”, questo terremoto ha causato il crollo di quasi 3000 edifici in Turchia e ha ucciso più di 3000 persone nel paese e in Siria. Ma il bilancio delle vittime e dei feriti è destinato a salire a causa dell’alta densità di popolazione della regione, in particolare tra i rifugiati siriani che spesso vivono in strutture di fortuna o comunque meno robuste. [Le stime più recenti al momento della pubblicazione indicano 5000 vittime, NdR]

Per saperne di più su questa regione notoriamente attiva dal punto di vista sismico e sul perché questo terremoto sia stato così dannoso, “Scientific American” ha parlato con il sismologo Ross Stein, amministratore delegato di Temblor, azienda che si occupa di modellizzazione di catastrofi.

[Segue una trascrizione modificata dell’intervista].

Perché la Turchia è una zona così attiva dal punto di vista sismico?
La Turchia è stretta in una gigantesca morsa tettonica. Il subcontinente arabo si spinge verso nord e spinge la Turchia verso nord, contro il confine fisso dell’Europa a settentrione. E così la Turchia viene schiacciata verso ovest, dove si riversa nel Mediterraneo e alla fine viene spinta sotto Creta in una zona di subduzione come quella che vediamo al largo del Giappone.

Quanto sono frequenti terremoti di queste dimensioni e intensità in Turchia?
Sono rari, questa è la risposta breve. Sono probabilmente dell’ordine di una volta al secolo. Abbiamo avuto un terremoto di magnitudo 7.8 nel 1939. È stato l’inizio della più impressionante sequenza di terremoti a catena che il mondo abbia mai conosciuto. La faglia anatolica settentrionale si è rotta per oltre 1000 chilometri, quasi da un’estremità all’altra, in una serie di 12 terremoti molto forti nell’arco di 60 anni. È un incidente d’auto al rallentatore, in cui un terremoto scatena il successivo e il successivo e il successivo ancora. Anche se sappiamo che la faglia di San Andreas e altre faglie di questo tipo sono in grado di fare qualcosa di simile, questo è l’esempio più chiaro e semplice che abbiamo conosciuto.

Che cosa rende questi terremoti più forti così rari?
Nella strana matematica dei terremoti, ogni volta che si sale di un’unità di magnitudo, si ottiene un decimo del tasso di occorrenza. Quindi, via via che si sale di magnitudo, i terremoti diventano sempre meno frequenti. Ci sono argomenti a riguardo. Alcuni sostengono che è possibile identificare la dimensione massima di un terremoto che caratterizza una faglia. Ma non credo che i dati lo dimostrino. In 100 anni, se ci sono 20 terremoti di magnitudo 7, dovremmo avere due terremoti di magnitudo 8. Grosso modo, è quello che vediamo.

Possono diventare ancora più forti? Nessuno lo sa. La presunzione della comunità dei ricercatori in campo sismico consiste nel sostenere che si possa prevedere quanto grande possa essere un terremoto [su una determinata faglia]. Sulla faglia dell’Anatolia orientale [dove si è verificato il recente terremoto], molti ricercatori avevano fissato la magnitudo massima intorno a 7.4.

Questo terremoto si è verificato su un tratto piuttosto lungo, circa 400 chilometri, ed è stato seguito da una scossa di assestamento di magnitudo 7.5.

Può parlare di questi e di altri aspetti interessanti di questo terremoto?
Una delle cose che facciamo, che Temblor fa e che molti scienziati fanno, è cercare di calcolare come un terremoto modifichi le condizioni di rottura intorno a esso. Lo chiamiamo “innesco dello stress di Coulomb”. L’altro giorno abbiamo fatto un calcolo, che abbiamo inviato ai nostri clienti, in cui abbiamo mostrato che questo terremoto dovrebbe attivare parti della faglia anatolica orientale, più a nord e a sud. E ieri mattina presto [fuso orario della costa atlantica del Nord America, NdR] abbiamo avuto un terremoto di magnitudo 7.5 in quella zona sensibile. Quindi è stato simile a quello che abbiamo visto nella sequenza di “caduta di tessere del domino” lungo la faglia anatolica settentrionale, e ciò significa che potrebbe non essere finita.

I terremoti sono una sorta di reazione a catena; si alternano per via del trasferimento delle sollecitazioni. Un terremoto può diminuire lo stress sulla sezione che si è rotta, ma lo trasferisce ad altre sezioni. Le scosse di assestamento ci raccontano questa storia. Le scosse di assestamento non si verificano solo nel punto in cui si è verificata la rottura. Si verificano intorno ad essa, a distanze piuttosto ampie.

Perché questo terremoto è stato particolarmente dannoso?
Il fattore numero uno è la qualità degli edifici. Ha il sopravvento su tutto il resto. La qualità degli edifici è controllata da un codice edilizio e dalla sua applicazione. La Turchia ha sperimentato il terribile terremoto di Izmit del 1999, che ha causato la morte di [più di 15.000] persone, e ha quindi adottato norme edilizie moderne a pochi anni da quel terremoto. E quindi ci si chiede: “Ma allora perché gli edifici crollano? Questi edifici sono più vecchi di 20 anni fa? O sono stati costruiti in modo non adeguatamente rinforzato?”

Dopo il terremoto di Izmit del 1999, mi trovavo lì. Stavamo ispezionando una fabbrica. Un edificio resistente lo si costruisce in cemento armato, che è il materiale da costruzione standard in tutto il mondo. Si mettono cioè delle barre d’acciaio all’interno delle colonne e delle travi. E si concentra la forza e la densità di queste barre negli angoli e nelle giunzioni, perché è lì che si concentrano le sollecitazioni del terremoto.

Eravamo all’interno di questo impianto di produzione in rovina e ho visto che c’era una grossa crepa in una di queste giunzioni, abbastanza grande da permettermi di infilare la mano per vedere quanti tondini di rinforzo c’erano. Ho messo la mano dentro e ho tirato fuori un pezzo di polistirolo. Il mondo sarebbe un posto più sicuro se il cemento fosse traslucido. Questo è il problema: è troppo facile imbrogliare.

Non so se gli edifici che sono caduti [nel recente terremoto] siano più vecchi o più poveri, quindi non sto accusando nessuno. Ma questo è il problema in tutto il mondo, non solo in Turchia.

Quali altre cose vorrebbe che le persone sapessero del rischio di terremoti?
Penso che questo sia un promemoria. Credo che negli ultimi cinque anni le persone si siano convinte che i terremoti non si verificano più e che ora ci siano solo alluvioni e incendi. Questa è sicuramente la visione della California. È una sorta di cecità intenzionale. È comprensibile, perché in California è passato molto tempo [dall’ultima volta che c’è stato un terremoto forte]. Quindi questo è un promemoria di ciò che può accadere in un ambiente simile a San Andreas, che i grandi terremoti accadono. Questo è il nostro futuro. E la differenza tra un terremoto relativamente innocuo e una catastrofe è data da quanto bene costruiamo i nostri edifici e da quanto ci prepariamo.

Se le persone vogliono fare una cosa – e costa un dollaro – per essere un po’ più sicure nel paese dei terremoti, è mettere un fischietto, di quelli internazionali, arancioni, nel portachiavi. Il motivo è che se siete intrappolati in un edificio, nessuno cercherà di tirarvi fuori se non sa che siete vivi. Non si può urlare a lungo prima di consumare tutta l’umidità, né si può essere sentiti molto lontano. Con questo fischietto, invece, si può essere molto rumorosi per molto tempo.

Andrea Thompson/Scientific American

[ le Scienze ]

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(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Scientific American” il 6 febbraio 2923. Traduzione ed editing a cura di “Le Scienze”. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)