martedì, 26 Novembre 2024

Pil in frenata. Bankitalia: sarà 0,9% nel 2018, colpa di spread e sfiducia

Fabrizio Massaro (CORRIERE DELLA SERA)

Anche Banca d’Italia certifica il rallentamento della crescita dell’economia italiana. Rispetto alla precedente stima di luglio che prevedeva a fine anno una crescita dell’1,2%, adesso Via Nazionale stima un pil 2018 pari a +0,9%, un dato peraltro corretto al ribasso in corsa rispetto al +1% calcolato — precisa Bankitalia — prima che fossero diffuse le informazioni di contabilità nazionale diffuse dall’Istat il 30 novembre scorso. Sulla base di queste ipotesi, la crescita dell’economia italiana si manterrebbe attorno all’1,0 per cento annuo in tutto il triennio 2019-2021.

«La revisione per l’anno in corso riflette il rallentamento del prodotto finora osservato», sottolinea Banca d’Italia, spiegando che «gli effetti sull’attività economica delle misure espansive contenute nella manovra di bilancio sarebbero contrastati dai più elevati tassi di interesse fin qui registrati e attesi, che conterrebbero l’espansione della domanda interna». Bankitalia ha elaborato le previsioni sulla base della manovra nella versione originale presentata inParlamento, che verrà adesso emendata e corretta in base agli accordi che sono in discussione a Bruxelles con la Commissione Europea, con un deficit/pil non più al 2,4% ma attorno al 2% (2,04% nelle intenzioni del premier Giuseppe Conte).

Il peso dello spread e della sfiducia

«I rischi al ribasso che circondano queste proiezioni sono però assai elevati»sottolineano gli esperti di Palazzo Koch. «Quelli provenienti dal contesto internazionale sono associati principalmente a ulteriori irrigidimenti delle politiche commerciali. Sul piano interno, resta elevata l’incertezza connessa agli interventi della politica di bilancio e alle possibili ripercussioni sui mercati finanziari e sulla fiducia di famiglie e imprese: ulteriori aumenti dei tassi di interesse sui titoli pubblici, una più rapida trasmissione alle condizioni di finanziamento del settore privato o un più marcato deterioramento della propensione all’investimento delle imprese metterebbero a rischio la prosecuzione della crescita».

Ci sono alternative? Sì, secondo gli economisti della banca centrale: «Per contro, ritmi di crescita più elevati di quelli prefigurati in questo scenario potrebbero essere conseguiti se gli spread sovrani tornassero verso i valori medi registrati nel secondo trimestre dell’anno».

L’allarme di Angeloni (Bce) sullo spread

Proprio venerdì del pericolo spread ha parlato anche il membro del consiglio di sorveglianza Bce, Ignazio Angeloni, definendolo «un onere fortissimo per le banche»: Le banche italiane hanno fatto un percorso positivo e ammirevole sulla riduzione degli npl, il processo è avviato, le regole sono chiare e noi non abbiamo bisogno più di spingere, ci auguriamo che questo onere fortissimo dello spread possa riassorbirsi quanto prima per far riprendere al Paese il processo di crescita. Dalla Bce seguiamo giorno per giorno. L’aumento dello spread erode il capitale, alza i costi del funding». Per le banche italiane, dall’aumento dello spread «c’è stato già un impatto significativo, non dobbiamo andare oltre e ci auguriamo possa rientrare».

Nel biennio pochi consumi e investimenti

«Nel biennio 2019-2020 gli effetti negativi sull’attività economica derivanti dal profilo più elevato dei tassi di interesse osservati e attesi, oltre che da un’espansione più contenuta della domanda estera, compensano quelli di segno opposto riconducibili agli interventi contenuti nella manovra di bilancio e al calo delle quotazioni del greggio», scrive Bankitalia. «Nello scenario resterebbe moderata l’espansione della domanda interna. I consumi aumenterebbero in linea con il prodotto. La spesa per investimenti rallenterebbe nel prossimo triennio, risentendo dell’aumento dei costi di finanziamento».

L’inflazione in frenata

Le esportazioni, dopo la battuta d’arresto registrata nella prima metà di quest’anno,«tornerebbero a crescere a ritmi prossimi a quelli della domanda estera. Continuerebbe, ma a ritmi inferiori a quanto stimato in precedenza, la graduale risalita dell’inflazione. I prezzi al consumo aumenterebbero dell’1,3 per cento sia quest’anno sia il prossimo, dell’1,5 nel 2020 e dell’1,6 nel 2021». Precisa Bankitalia che rispetto a luglio la stima di inflazione è stata rivista al ribasso di 0,2 punti percentuali nel 2019, «principalmente a fronte delle più basse quotazioni delle materie prime energetiche»

Quella diffusa  da Bankitalia è una stima elaborata nell’ambito delle proiezioni per l’Eurozona da parte della Banca Centrale Europea. «Una più ampia e aggiornata discussione del quadro previsivo per l’economia italiana – con le modifiche resesi nel frattempo necessarie – verrà presentata, come di consueto, nel Bollettino economico della Banca d’Italia in uscita il prossimo 18 gennaio», sottolinea bankitalia. «Le proiezioni per l’area dell’euro sono state rese note il 13 dicembre in occasione della conferenza stampa successiva alla riunione del Consiglio direttivo della Bce; quelle per i singoli paesi saranno rese disponibili sul sito della bce due settimane più tardi».

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