Un’Italia in ripresa economica, con un sistema di istruzione e formazione ancora forte, in cui migliora la qualità del lavoro e la soddisfazione di vita, ma anche un Paese sempre più solo, con deboli relazioni sociali, bassa qualità dei servizi e tante disuguaglianze, soprattutto tra Nord e Sud.
È l’Italia delineata dall’ultimo Rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes) presentato dall’Istat. Una ricerca che mette al centro dell’analisi la qualità della vita ponendo particolare attenzione agli aspetti territoriali, individuata secondo 129 indicatori articolati in 12 domini. Alcuni degli indicatori Bes entreranno a far parte del ciclo di programmazione della politica economica del Governo.
In aumento l’interesse per l’ambiente, per la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale e l’investimento in innovazione, ricerca e sviluppo, ambito in cui le istituzioni non profit hanno una forte influenza. A finanziare la spesa in ricerca e sviluppo soprattutto le imprese e le istituzioni non profit, che hanno contribuito per più della metà di quanto complessivamente erogato (52,7%, circa 11,7 miliardi). Gli investimenti in proprietà intellettuale, però, non arginano la generale tendenza italiana a non offrire adeguati sbocchi professionali nel settore: rispetto all’anno precedente la quota di occupati in professioni culturali e creative ha subito una flessione di 23 mila unità, a svantaggio soprattutto delle regioni del Sud.
Sul versante salute, torna ad aumentare la speranza di vita degli italiani che diventano i più longevi d’Europa dopo gli spagnoli con una media pari a 82,8 anni, oltre un anno in più rispetto al 2010. Diminuisce la mortalità infantile e quella per tumori maligni. Migliora anche il rapporto degli italiani con l’alimentazione ma rimangono sostanzialmente stabili alcuni comportamenti nocivi come il consumo di alcol, il fumo e l’eccesso di peso.
In crescita anche la partecipazione ai processi formativi, sia per quanto riguarda la scuola secondaria che i percorsi universitari o di pari livello, anche se l’Italia rimane lontana dalla media europea. Lo stesso non vale per gli studenti stranieri: i giovani immigrati che abbandonano precocemente gli studi sono il 30%, rispetto all’11,8% dei nativi italiani, e i laureati sono il 13,4% rispetto al 29,5% dei 30-34enni nati in Italia.
Migliorano le condizioni del mercato del lavoro ma rimane alta la diseguaglianza tra uomini e donne: in particolare, rimane difficile per le mamme con figli piccoli trovare lavoro. Nonostante il gap ancora molto elevato, gli indicatori di qualità di lavoro e conciliazione dei tempi di vita per i cittadini stranieri mostrano un miglioramento superiore a quello degli italiani.
Spinoso il tema del benessere economico: nel 2016 cresce dell’1,6% rispetto all’anno precedente il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ma di pari passo aumenta la disuguaglianza: il rapporto tra il reddito posseduto nel 2015 dal 20% della popolazione con i redditi più alti e il 20% con i redditi più bassi è salito a 6,3 rispetto al 5,8 del 2014. Un benessere economico non per tutti, quindi, con un’incidenza della povertà assoluta ancora stabile al 7,9%. La condizione di forte disagio economico tocca ancora molto i minori: sono 1 milione e 292 mila i bambini in condizione di povertà assoluta con un’incidenza del 12,5%, una percentuale quasi 3 volte superiore rispetto agli anziani (3,8%). Il disagio economico raggiunge il suo valore massimo tra gli stranieri che risultano poveri in un terzo dei casi.
Il Rapporto realizzato da Istat delinea un’Italia dalle relazioni frammentate, in cui la fiducia verso l’altro è ancora molto bassa. Gli italiani sono sempre più restii nei confronti delle istituzioni e della politica, fatta eccezione per quelle con ruolo operativo e tecnico come i Vigili del fuoco e le Forze dell’ordine. E se si riscontrano segnali positivi nella percezione del livello di sicurezza da parte dei cittadini che si sentono sempre più soddisfatti per la propria vita, aumenta ancora l’incertezza per il futuro: la quota di quanti non sono in grado di esprimere una previsione sull’evoluzione della propria situazione nei prossimi 5 anni sale in un anno al 25,4% dal 23,5%.
Il tema della tutela del paesaggio e dell’ambiente sale nella classifica delle priorità degli italiani, nonostante rimanga un forte divario dal il Nord e il Meridione. Cresce la spesa pubblica per la cultura e gli investimenti nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e,rispetto alla media europea, l’Italia risulta il paese con il minor consumo di risorse materiali pro capite (7 tonnellate contro 13). Diminuisce di quasi due punti percentuali rispetto al 2015 il dato relativo al conferimento di rifiuti in discarica, corrispondente al 24,7% del totale degli scarti raccolti. Nonostante la complessiva positività dei dati ambientali, rimane un tasto dolente la questione della dispersione idrica: per insufficienti interventi manutentivi si perde il 40% dell’acqua immessa in rete.
Rimane stabile la qualità dei servizi sociali, segnata ancora una volta forti difficoltà nelle regioni meridionali: i posti letto nei presidi residenziali socio-assistenziali e sociosanitari nel 2014 sono pari a 3,9 per 1.000 abitanti (contro la media Italia di 6,6) e la quota di bambini di 0-2 anni presi in carico dai servizi socio-educativi comunali è del 4,7% (12,6% il valore nazionale). Migliora l’offerta dei trasporti pubblici al Nord ma restano bassi i livelli di soddisfazione nel resto del Paese. (Lara Esposito, CSVnet)