venerdì, 22 Novembre 2024

“POLITICA E MORALE” di FERDINANDO IMPOSIMATO

È morto l’ex giudice Ferdinando Imposimato. Per www.comecambiailmondo.it le sue ultime riflessioni su come guardare il futuro. Un testamento morale.

– “Non possiamo capire il mondo che cambia senza dare una sguardo alla storia del secolo scorso e di questo inizio di millennio. Guardare al passato per capire il presente e prevedere il futuro: anamnesi, diagnosi e prognosi. Era l’insegnamento di Tucidide, storico e stratega ateniese di grande attualità.  Ma una valutazione va fatta  anche per  rispondere a una domanda: se negli eventi di cui ci occupiamo  viga l’insegnamento di Machiavelli, per cui politica e morale  vanno  tenute separate.

E dobbiamo chiederci se Machiavelli  sia stato guida spirituale della politica del nostro Paese.  E la risposta è che  molti crimini  anche sanguinosi hanno portato al potere di politici assassini che governano con l’assenso della gente.  La gente ha  accettato l’assassinio politico come segno di potenza e di  valore.  Così è stato possibile, per il popolo italiano, tollerare  l’assassinio di Giacomo Matteotti rivendicato con tracotanza e arroganza da Benito Mussolini, che riuscì a rafforzare il suo potere,  e  trentanove anni fa  accettare come inevitabile  l’assassinio di Aldo Moro, come sacrificio necessario  contro il ricatto delle Brigate Rosse.

Informazioni false, dossier costruiti ad arte sugli avversari, l’impiego dei servizi segreti per atroci delitti e il ricorso ai media per manipolare la verità hanno avuto un peso nel gioco politico italiano , un gioco sporco che ha bloccato e inquinato la nostra democrazia e continua a  condizionarla. Da questo gioco non siamo riusciti a liberarci.  Ma tutto questo ha giovato all’Italia e al suo progresso? O  ha prodotto danni irreparabili? Come previde Moro , che , sapendo di dover morire per inerzia volontaria del Governo,  disse << se voi non intervenite , sarebbe scritta una pagina agghiacciante nella storia d’Italia. Il mio sangue ricadrebbe su di voi , sul partito sul Paese.>> ( Lettera di Moro a Zaccagnini 20 aprile 1978)

Problema  è  la ricerca della verità  storia, al di là delle menzogne ufficiali attraverso una stampa prona al potere.  Moro fu oggetto di una campagna di disinformazione, attuata con notizie false e appelli che lo descrissero, privo di autonomia , in balia delle BR. Egli  deplorò che 50 personalità del mondo cattolico , il 25 aprile  1978, scrissero che le lettere di Moro non erano sue, ma un tentativo da parte delle Brigate Rosse  di distruggere la sua personalità.  E invece Moro era lucido e autentico, come affermò Leonardo Sciascia nella sua relazione di minoranza in Commissione Moro.

Tucidide , contrariamente a Machiavelli, era consapevole della validità nella politica dei principi morali che animano chi si oppone alla legge della forza.  Così nell’Epitafio, II,37 delle storie, c’è un richiamo  alle leggi  naturali che tutelano i diritti umani << che pur non essendo scritte portano a chi le infrange una vergogna da tutti riconosciuta >> (Tucidide  Le Storie II n 37).  Sono le leggi che invoca Antigone  contro il tiranno Creonte,  rivendicando il diritto alla sepoltura del fratello.  Di fronte alla prepotenza degli ateniesi  decisi ad assoggettare, contro le leggi non scritte sulla indipendenza dei popoli,  l’isola dei Melii, Tucidide  mette in evidenza le istanze morali dei Melii che contrappongono la <<giustizia>>, che invocano per se stessi, alla spietata valutazione dettata dall’utile  e rivendicano la libertà del debole  contro il prepotere del forte.

In realtà, ad Atene la tirannia e i delitti che ad essa si associavano,  fu  viatico  alle sedizioni, che portarono a molte e gravi sciagure agli ateniesi, che videro il tramonto della loro democrazia e del loro impero. <<Non avranno tregua dai mali le genti umane – insegnava Platone, insegnava Platone,-finché non vadano al governo i veri filosofi>>, i quali per essere saggi sono anche amanti della giustizia. Noi riteniamo,  con Croce e don Sturzo,  non possa accettarsi  l’idea che <<le infrazioni della morale, le azioni cattive, i delitti possano essere benefici nella storia>>, poiché << mai e poi mai  si dovrà consentire che la politica conceda di fare quello che la coscienza dichiara  che non è da fare a niun patto>. (Don Sturzo che evoca Croce  2 luglio 1949) .

Machiavelli era portatore di una dottrina immorale e soprattutto irreale, separando la politica dalla morale. Egli sostenne l’idea che si potesse costruire uno Stato sul delitto, prendendo spunto dal Principe Cesare Borgia. Ma questa idea non solo è aberrante e mostruosa ma va contro la verità, è un errore politico. E noi lo sappiamo bene perché abbiamo visto crollare l’impero di Hitler, costruito  su delitti infami. Eppure egli aveva alle spalle un popolo guerriero che condivideva l’ideale della superiorità della razza germanica.  L’errore di Machiavelli fu di non avere compreso che la morale  è essa stessa  una forza politica e deve  essere tenua in conto dall’uomo politico. ( Augusto Guerriero  inquietum est cor nostrum Mondadori 1976)

Questo dobbiamo tenerlo presente parlando di guerre e azioni che, nel secolo scorso, e in questo millennio hanno spesso ignorato le regole morali e le convenzioni internazionali tra cui la dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. Lasciando spazio alle teorie di Machiavelli e alla teoria del “ fine  giustifica  i mezzi.” “

<< Le azioni sua >> che il Machiavelli propone come <<i migliori precetti per un principe>> furono i suoi delitti” . Cesare Borgia non ebbe  altro  sostegno  che  suo padre, e non ci fu un cane che fosse disposto a battersi per lui.

Don Sturzo  ebbe la stessa convinzione sul valore e sulla forza  della morale in politica : <<Guglielmo II e Hitler, scatenando le due guerre mondiali del 14 e del 39, credevano di fare grande la Germania e l’hanno perdute tutte e due le volte. Potevano vincere: il fatto morale ( la violazione delle leggi internazionali) pesò contro di loro. Esiste qualcosa  anche nella vita dei popoli che dà il prima anche alla morale>> (Don Sturzo  2 luglio 1949)

Della stessa idea  del connubio tra morale e politica fu Albert Einstein, che oltre ad essere grande scienziato, fu filosofo illuminato. Egli , ateo, fu sempre  alla ricerca della verità e credette nell’etica politica.  E  disse <<chi può dubitare che l’appassionata  volontà di giustizia e di verità abbia dato al miglioramento  della condizione dell’uomo un contributo sicuramente maggiore di una politica calcolatrice , capace solo di generare , nel lungo termine, sfiducia generale>> E concluse <<chi può dubitare che Mose fu una guida dell’umanità migliore di Machiavelli ?>>(Einstein decadimento morale 1937 Newton  Compton)

Partendo da questa premessa, e rispettando  la verità storica, con l’uso di documenti , testimonianze dirette e il metodo induttivo di Aristotele, possiamo esaminare con umiltà e prudenza  la  complessa realtà odierna”