Nel 1970 un’oncia d’oro [28,349 grammi] si comprava a 35 $: lo stesso prezzo del 1938. In quei 32 anni il dollaro si era svalutato di due o tre volte. Vari segni suggerivano a breve termine un’ulteriore inflazione. Alcuni di noi decisero di comprare sterline d’oro a 5000 lire l’una: decisione intuitiva [che mi parve ovvia]. Negli anni seguenti quel valore crebbe decine di volte. Altalenò negli anni seguenti, mentre scrivo nel 2020, la sterlina d’oro sta a 400 Euro.
Che gli eventi storici tendano a ripetersi in modo ciclico, lo aveva asserito 3 secoli fa Giambattista Vico. Però i princìpi della sua Scienza Nuova non hanno aiutato pensatori e storici a formulare previsioni corrette di eventi rilevanti.
Nel 1970 J.W. Forrester (che all’MIT aveva realizzato memorie veloci di computer basate su matrici di nuclei magnetici) programmò su computer (Limiti dello Sviluppo – Club di Roma, 1971) un modello matematico empirico. Con 150 equazioni alle differenze finite mirava a calcolare per la Terra i valori futuri di popolazione, investimenti, agricoltura, minerali, industria, qualità della vita. Concluse che entro pochi decenni il mondo avrebbe subìto carestie ed esaurimento di petrolio, gas e metalli e si sarebbe accorciata la vita umana per l’inquinamento. Necessario, quindi, limitare la popolazione, evitare sprechi, riciclare. I fatti dimostrarono che quelle proiezioni erano ingenue e fallaci.
Nel 1970 anche Andrej Amalrik chiese: l’Unione Sovietica sopravvivrà fino al 1984?. Sopravvisse fino al 1991. Nel mio romanzo La Suprema Pokazukha (1980) immaginavo l’imminente fine dell’URSS (dovuta a una rivoluzione democratica scatenata su Internet). L’intuito dei narratori funziona, dunque, meglio delle equazioni differenziali? Difficile crederlo.
Taluno sostiene che le bolle di ipersviluppo e la crisi economica iniziata nel 2007 non fossero prevedibili. In effetti non sono state previste da analisti e certe agenzie di rating che non guardavano i fatti: sopravvalutavano (coi loro AAA) la prosperità di aziende e Paesi che erano, invece, sull’orlo del fallimento. Sopravvalutavano anche i derivati di più generazioni [1] e le obbligazioni di debito garantite da fragili mutui immobiliari [CDO – Collateralized Debt Obligations]. L’entità e la probabilità dei rischi connessi alla bolla dei mutui erano enormi.
Erano stati descritti chiaramente da R. Shiller (nel suo libro Irrational Exuberance) nel 2000, da D. Baker nel 2002 e dal Premio Nobel P. Krugman nell’Agosto 2005. Krugman commentò poi che quella crisi non era un “Cigno Nero” [cioè un disastro enorme estremamente improbabile – termine introdotto da N.N. Taleb], ma “un elefante in mezzo alla stanza”. Conviene, dunque, seguire in Rete i dati raccolti e le opinioni di autori, che si aggiornano e ragionano bene. Non sono i soli, ma – come sempre – anche i loro scritti vanno letti criticamente.
L’errore è sempre in agguato ed è giusto discutere su eventi e tendenze future. Io ho imparato e continuo a imparare molto da quanto scrive Krugman. Però disapprovo la sua convinzione che il riscaldamento globale del nostro pianeta sia causato dal fatto che bruciamo idrocarburi e carboni fossili e da altre attività umane. Mi convincono di più M. Milankovitch, H. Svensmark e altri bravi fisici dell’atmosfera contemporanei.
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[1] Secondo Warren Buffett i derivati sono “armi finanziarie di distruzione di massa” e molti di essi sono i risultati di frodi su scala gigantesca.
Non abbiamo modi per prevedere con sicurezza l’avvenire. Continuiamo a provarci in modi razionali e non ci impressioniamo se qualcuno di noi riesce a immaginarlo: ogni tanto succede. Swift descrisse bene i due satelliti di Marte un secolo e mezzo prima che Hall li osservasse
Roberto Vacca
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