
Mia moglie ed io abbiamo dovuto assistere alla cresima di nostra nipote in streaming. Non è stato possibile (non sarebbe stato prudente) recarsi a Milano ed, in ogni caso, non si sarebbe potuto entrare in chiesa, il contingentato numero dei familiari avrebbe impedito ai nonni di partecipare alla cerimonia religiosa.
Questa non lieta circostanza ha indotto alcune riflessioni su quanto la perdurante pandemia ha inciso e sta incidendo sulle abitudini delle famiglie, sia di quelle nucleari, che di quelle più ampie estese agli avi ed agli altri familiari.
I disagi derivati dal perdurante e replicato “distanziamento” sono di natura spirituale e materiale, a voler tacere del debito di socializzazione, contratto da figli e genitori, a causa delle chiusura delle scuole, dal febbraio e del loro attuale funzionamento intermittente (in parte in presenza ed in parte da remoto), che causa ulteriori, rilevanti, complicazioni alla vita ed all’organizzazione delle famiglie.
A fronte di tutte queste spiacevoli ricadute, della pandemia da Covid 19, sul tessuto connettivo delle famiglie, un assordante e perdurante silenzio dell’Esecutivo al riguardo.
Per la famiglia sono state prese solo misure occasionali e non organiche, come, ad esempio, il temporaneo buono baby sitter e la corresponsione una tantum di ulteriori minime contribuzioni a pioggia, ma nulla di niente di strutturato.
Ancora più grave è, in tutto questo, la latitanza del Ministro della famiglia il cui silenzio, in questa perdurante situazione di emergenza, appare insopportabile.
L’assenza di una, anche minima, proposta organica costituisce, ancora una volta, la negazione della realizzazione del disegno dei nostri padri costituenti che con l’articolo 29 della Carta costituzionale avevano visto la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”.
Ci si sarebbe aspettati (c’è ancora da augurarselo) che la emergenza pandemica avesse illuminato il legislatore conducendolo, finalmente, a percorrere la via della attribuzione alla famiglia di una propria soggettività giuridica (anche fiscale), riconoscendo alla stessa i non pochi meriti, anche di natura sociale, che si sono arricchiti anche dell’attività di natura surrogatoria, svolta in primavera e reiterata nell’autunno di questo nostro anno orribile.
Di fronte alla crisi economica, che è un ulteriore effetto del Covid 19, per la quale non è possibile attendere nessun vaccino, se non quello del sacrificio di tutti, l’unico concreto punto di ripartenza è quello di intraprendere, senza alcuna altra remora (non c’è più tempo), la strada del riconoscimento giuridico della famiglia sulla base dei principi costituzionali.
Invero, sotto il profilo del welfare notevoli sarebbero i vantaggi che lo Stato potrebbe ottenere percorrendo questa strada; basterebbe solo pensare ai cospicui risparmi economici ed ai migliori risultati che l’assistenza familiare è in grado di apportare ai bambini, agli anziani ed alle utenze disagiate.
Il considerare poi la famiglia quale soggetto fiscale proprio, consentirebbe la realizzazione di un fisco più equo ed in grado di evitare le evidenti diseguaglianze che l’attuale sistema tributario ha creato, a tutto vantaggio dei singoli, con uno sbilanciamento negativo che, in particolare, va a gravare sulle famiglie mono reddito.
Anche sotto il profilo dell’istruzione ci si sarebbe aspettati provvedimenti più mirati a vantaggio delle famiglie, con l’ideazione di orari e trasporti in grado di rispondere meglio alle esigenze familiari.
Piuttosto che provvedimenti estemporanei e fantasiosi quali: i banchi con rotelle.
In un sempre più necessitato ricorso alla pratica dell’insegnamento a distanza sarebbe (ed è ancora) opportuno dotare le famiglie dei mezzi tecnologici e delle coperture di rete necessarie per ottenere il servizio.
Le regole attuali hanno solo creato utenze a più velocità ed alcune (non poche) addirittura ferme (perché prive di mezzi e di copertura).
Inoltre, constatata la impossibilità di dare risposta alla domanda di istruzione (di ogni ordine e grado, dai nidi all’università) con la sola offerta pubblica è necessario considerare se non sia giunto il momento di perseguire la piena parità (anche sotto il profilo delle risorse) tra scuola pubblica e privata, sulla considerazione che l’offerta di cultura e di istruzione è sempre e comunque un bene collettivo.
In un periodo nel quale ci si chiede, fin troppo spesso, come usare i fondi europei e quali usare è necessario considerare che bisogna attingere ad ogni fonte di finanziamento al fine di far ripartire il Paese, ma ponendo al centro del nuovo sistema che la tragica vicenda della pandemia ci costringe ad ideare, le famiglie e le loro molteplici potenzialità, attuando così la premessa del costituente, ma mai realizzata, in concreto dal legislatore ordinario, che ha sempre seguito la via dei diritti dei singoli a detrimento di quelli del soggetto giuridico famiglia.
Piero Sandulli
[ professore, avvocato ]