domenica, 24 Novembre 2024

RIVOLUZIONE D’ARABIA: “NON COSTRINGIAMO LE DONNE A INDOSSARE L’ABAYA”

(IL DUBBIO)

“Non dovremmo costringere le donne a indossare l’abaya”. Sono il segno di una piccola rivoluzione le parole pronunciate da un leader religioso saudita, Sheikh Abdullah Al-Mutlaq.

L’abaya è la lunga veste nera che in Arabia Saudita copre le donne dalla testa ai piedi. Secondo Sheikh Abdullah al-Mutlaq, componente del Consiglio degli ulema sauditi, le donne dovrebbero vestire in modo “semplice”.

“Piu del 90% delle donne musulmane osservanti nel mondo islamico non indossa l’abaya. Quindi non dovremmo costringerle a farlo”, ha detto Sheikh al-Mutlaq nel suo programma televisivo, secondo quanto si legge sul portale Arab News. E’ la prima volta che in Arabia Saudita una voce tanto importante si esprime in tal senso.

Nella monarchia le donne devono rispettare in pubblico un rigido codice di abbigliamento: chi non indossa l’abaya nei luoghi in cui potrebbero esserci estranei dell’altro sesso, rischia di essere punita dalla polizia religiosa. Nel 2016 a Riad una donna è stata arrestata per essersi sfilata l’abaya nel centro della città.

Nel frattempo in alcune zone del Paese si incominciano a vedere abaya colorate o anche aperte davanti, indossate sopra una gonna lunga o un paio di jeans. Le parole di Sheikh al-Mutlaq arrivano in un periodo di annunciati cambiamenti per l’Arabia Saudita. La monarchia del Golfo resta il Paese della segregazione dei sessi, dove molti edifici hanno ingressi separati per donne e uomini ed è il Paese in cui le donne sono sottoposte al sistema della tutela: i “guardiani” delle saudite sono i padri, i mariti, i fratelli che devono dare loro il permesso anche per studiare o viaggiare.

A meta gennaio però, per la prima volta le donne hanno potuto assistere allo stadio a una partita del campionato di calcio locale. Dopo la revoca del permesso di guidare, promessa per il prossimo giugno, è cosi caduto un altro storico tabù nella monarchia del Golfo.

CODICE ETICO E LEGALE