Solo nella città di Aleppo si contano almeno 5 mila bambini orfani. A volte hanno solo la madre, spesso nessuno e sono il frutto delle violenze di nove anni di guerra.Lo stupro come arma di distruzione di massa,ampiamente praticata in Siria dai terroristi dell’Isis. Secondo il mufti di Aleppo il numero di questi bambini fantasma – perchè mai registrati a nessuna anagrafe – in tutto il paese si aggira attorno ai 30 mila.Â
Cifre spaventose che sono state confermate anche dal vicario apostolico, l’arcivescovo Abou Khazen. Ma sui numeri non ci sono certezze e la stima sembra essere a ribasso dice la psicologa siriana Kayyali che lavora in uno dei due centri dei francescani in cui vivono 1000 bambini (con una lista d’attesa di altri 200).
A suo parere si tratta di una realtà ancora più estesa, frammentaria, sfuggente. «Dal lavoro che la mia equipe ha svolto in tutto il territorio, solo nella città di Aleppo ce ne sono 8 mila. L’età è compresa tra i 3 e ai 9 anni, tutti pesantemente traumatizzati da quello che hanno vissuto. Chi ha assistito a stupri, chi a scene di morte, chi allo scoppio di ordigni. Ci sono piccoli senza gambe, altri sordi, altri ancora che hanno smesso di parlare» racconta la dottoressa Kayyali, intervenuta al Meeting di Rimini per testimoniare una realtà sconosciuta ai più e sulla quale c’è una sorta di tabù internazionale.
«Sono tutti nati quando c’era l’occupazione del Daesh. Non hanno conosciuto che segregazione, violenze e guerra». Sono privi di cittadinanza perchè non sono stati registrati da nessuna parte. Per lo Stato semplicemente non esistono. All’interno del parlamento siriano, da almeno un anno, è in corso una sorta di trattativa politica per dare una patente di legittimità a questi piccoli che non sono nemmeno mai andati a scuola perche il Daesh lo impediva, non hanno mai avuto una vaccinazione, hanno vissuto ai margini.
Il parlamento però è spaccato a metà . «C’è chi ritiene che non possano essere riconosciuti perchè rappresentano il frutto del male» spiega l’arcivescovo Abou Khazen visibilmente disperato perchè nonostante gli sforzi fatti non si è ancora riusciti a trovare una mediazione per il bene dei bambini. «Ci sono fratelli più grandi che si prendono cura dei fratellini più piccoli ma così non può andare avanti, serve un atto formale e giuridico capace di garantire loro un futuro. Al momento le strade possibili sembrano sono due, quella di permettere l’adozione e quella di prendere il cognome della madre. In ogni caso al momento non ci sono accordi e chi ne fa le spese sono i bambini» riferisce padre Lufti.
Quando i combattimenti ad Aleppo terminarono e la città fu liberata le organizzazioni umanitarie, la Mezzaluna Rossa, le ong internazionali, le associazioni legate alla Chiesa cattolica si sono trovate di fronte a scenari impensabili. Era una fetta di umanità dimenticata. La psicologa siriana ha descritto uno dei suoi ultimi casi. Un ragazzino di 7 anni vittima di una esplosione e testimone oculare della morte di altre persone. Da allora aveva manie suicide, sbatteva la testa sulla parete fino a farla sanguinare, non parlava. Ci sono volute diverse sessioni di psicoterapia e dopo alcuni mesi i primi risultati.
I comportamenti dei bambini traumatizzati sembrano abbastanza omogenei. Gli shock individuali e collettivi e le situazioni crudeli vissute, li portano a riprodurre i simboli della morte nei disegni, nei comportamenti violenti, smettendo di dormire, di parlare, di mangiare. L’arte però sembra essere un buon antidoto per fare affiorare il vissuto. La pittura, la musica, la danza offrono spiragli di utilità . Ma il percorso di recupero è lento se non impossibile. Soprattutto in assenza dell’amore di una famiglia.Â