Ventuno ore – un record persino per la campionessa delle maratone negoziali Angela Merkel – ma alla fine l’accordo politico per una terza Grande coalizione c’è. E la cancelliera è salva: nel caso di nuove elezioni la sua candidatura sarebbe stata piuttosto in bilico. La Cdu, la Csue la Spd sono riusciti a buttare giù trenta pagine di intesa per il governo Merkel dei prossimi quattro anni, dai quali emerge un rinnovato e forte impegno per l’Europa ma anche una politica meno generosa sui profughi e sui migranti.
In una conferenza stampa congiunta, Merkel e i capi di Spd e Csu, Martin Schulz e Horst Seehofer, hanno espresso soddisfazione per il risultato, anche se il leader Spd ha puntualizzato che ci sono state “turbolenze” durante i colloqui. Merkel ha espresso l’auspicio di poter formare “un governo stabile” ma Seehofer ha ammesso che è probabile che nasca prima di Pasqua.
Tra i punti di maggiore interesse per il resto del mondo, rimasto col fiato sospeso negli ultimi tre mesi e mezzo di vacatio tedesca, c’è sicuramente quello elencato per primo, in cui si rinnova “l’impegno per l’Europa”. Merkel. Schulz e Seehofer prometto un rafforzamento del Parlamento europeo, la costruzione di una “politica estera e della difesa comuni”.
Il tutto, ça va sans dire, in stretto coordinamento con la Francia, insieme la quale Berlino promette “un rinnovamento della Ue”. Peraltro – notizia interessante alla vigilia del negoziato europeo sul nuovo Bilancio – la Grande coalizione promette “più soldi” per Bruxelles.
Per chi aveva applaudito alla generosità della cancelliera sui profughi, l’intesa di oggi riserva qualche amara sorpresa. Merkel e Schulz hanno ceduto alla Csu – in Baviera si vota in autunno – e hanno limitato i ricongiungimenti a quota mille al mese. E pur non stabilendo un tetto ai rifugiati – per Merkel una linea rossa invalicabile – i tre partiti si sono messi d’accordo su un obiettivo nominale. D’ora in poi la Germania cercherà di limitare gli arrivi a 180-220mila all’anno. Nelle pieghe dell’accordo, anche una notizia non troppo positiva per l’Italia: per dare il via libera ai ricongiungimenti, non prenderà più i mille profughi dal nostro Paese e dalla Grecia, come da intesa dell’anno scorso.
Al di là del difficile lavoro delle settimane a venire, quando i tecnici dovranno mettersi al lavoro per definire nel dettaglio il cosiddetto “contratto di coalizione” – in Germania è estremamente vincolante, per i governi in carica, e in campagna elettorale i punti non realizzati diventano puntualmente un argomento di discussione – un ostacolo maggiore per la Grande coalizione c’è ancora e si chiama Spd.
Un congresso, fissato per la prossima settimana, e un referendum dovranno approvare il contratto di coalizione e il compito non facile di Martin Schulz dovrà essere quello di convincere delegati e iscritti che una nuova coabitazione con Merkel è cosa buona e giusta, per i socialdemocratici e per la Germania. Nei giorni scorsi i Giovani della Spd erano tornati all’attacco annunciando battaglia al congresso. Lo stesso Schulz si era imbullonato all’opposizione un minuto dopo i risultati elettorali di settembre e si è dovuto lanciare in una spericolata inversione a U dopo il fallimento di Giamaica.
L’intesa è comunque una vittoria per la Merkel, dopo la grave disfatta dello scorso inverno, quando aveva tentato di mettere insieme per la prima volta nella storia tedesca una coalizione a tre, tra conservatori, verdi e liberali, la cosiddetta Giamaica.
In un sondaggio dei giorni scorsi i tedeschi l’avevano elogiata per la sua reputazione internazionale in un mondo sempre più stabile ma ne avevano criticato la proverbiale tendenza al tentennamento. A volte, però, la pazienza della cancelliera diventa una virtù, come in questa lunghissima trattativa con la Spd, restia a imbarcarsi in un alleanza che ha sempre rosicchiato margini di consenso.