Premessa. Non possiamo capire il mondo che cambia senza dare una sguardo alla storia del secolo scorso e di questo inizio di millennio. Guardare al passato per capire il presente e prevedere il futuro: anamnesi, diagnosi e prognosi. Era l’insegnamento di Tucidide, storico e stratega ateniese di grande attualità. Ma una valutazione va fatta anche per rispondere a una domanda: se negli eventi di cui ci occupiamo viga l’insegnamento di Machiavelli, per cui politica e morale vanno tenute separate. E dobbiamo chiederci se Machiavelli sia stato guida spirituale della politica del nostro Paese. La risposta è che molti crimini anche sanguinosi hanno portato al potere politici assassini che governano con l’assenso della gente.
Proprio la gente ha accettato l’assassinio politico come segno di potenza e di valore . Così è stato possibile, per il popolo italiano, tollerare l’assassinio di Giacomo Matteotti rivendicato con tracotanza e arroganza da Benito Mussolini, che riuscì a rafforzare il suo potere, e non molti anni fa accettare come inevitabile l’assassinio di Aldo Moro, come sacrificio necessario contro il ricatto delle Brigate Rosse. Informazioni false, dossier costruiti ad arte sugli avversari, l’impiego dei servizi segreti per atroci delitti e il ricorso ai media per manipolare la verità hanno avuto un peso nel gioco politico italiano , un gioco sporco che ha bloccato e inquinato la nostra democrazia e continua a condizionarla.
Ma tutto questo ha giovato all’Italia e al suo progresso? O ha prodotto danni irreparabili? Come previde Moro , che , sapendo di dover morire per inerzia volontaria del Governo, disse << se voi non intervenite , sarebbe scritta una pagina agghiacciante nella storia d’Italia. Il mio sangue ricadrebbe su di voi , sul partito sul Paese >> ( Lettera di Moro a Zaccagnini 20 aprile 1978)
Problema è la ricerca della verità storia, al di là delle menzogne ufficiali attraverso una stampa prona al potere. Moro fu oggetto di una campagna di disinformazione, attuata con notizie false e appelli che lo descrissero , privo di autonomia , in balia delle BR. E invece Moro era lucido e autentico, come affermò Leonardo Sciascia nella sua relazione di minoranza in Commissione Moro.
I CONFLITTI ODIERNI
I problemi che affliggono il mondo sono molteplici: dai migranti al lavoro, dalla povertà all’ambiente, dal razzismo risorgente in tutto il mondo al terrorismo , fino alla strategia della tensione mondiale. Ma un problema sovrasta tutti gli altri: il pericolo di una guerra nucleare universale che porterebbe alla distruzione di due terzi dell’umanità, secondo uno dei padri della bomba atomica, Albert Einstein. Eppure l’atteggiamento della gente di fronte allo scenario di devastazione e di morte è di sottovalutazione, se non d’indifferenza.
I quotidiani descrivono , senza allarme, il duello tra Donald Trump e Kim jong-un, all’indomani del lancio di missili balistici da parte della Corea del Nord con bombe potenti, e anche del rituale delle scene di giubilo degli oligarchi.
Il test , che il Nord Corea definì un completo successo, sorpassava le bombe lanciate a Hiroshima e Nagasaki. Eppure non ci fu stata alcuna risposta da parte della Casa Bianca. La Cina espresse “strong condemnation” of the test.. Parimenti il Ministro degli esteri russo dichiarò “ absolute codemnation”.
In aggiunta, l’International Atomic Energy Agency disse che il test avvenne nel << completo disprezzo delle ripetute richieste della comunità internazionale>>. Trump era ricorso alla stessa strategia del suo predecessore: aumento della pressione economica e la minaccia di una reazione militare. Settembre 2017 ospitava un incontro cosiddetto BRICS, con la partecipazione d iBrazil, Russia, India, China a Sud Africa. La pressione della bomba era ritenuta dagli esperti rivolta deliberatamente contro la CINA ( NYT 4 settembre 2017)
La sola nota positiva di questa vicenda è la riabilitazione, da parte degli USA, delle Nazioni Unite, dopo decenni di dileggi e offese arroganti. L’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, è riuscita ad ottenere sanzioni economiche da parte di Cina e Russia contro la Corea del Nord. Trump ricorre al Consiglio di Sicurezza per avere un sostegno contro Kim. E’ superata la pretesa degli americani di essere i soli guardiani del mondo. Ma la crisi si acuisce.
LA GUERRA ALL’IRAQ
Il disprezzo degli USA verso le Nazioni Unite emerse a Firenze il 10 novembre 2005, nelle parole di due dei massimi esponenti della politica estera americana: Michael Ledeen e Richard Perle, il primo advisor dello staff di George Bush, presidente degli Stati Uniti, e il secondo di Bush e di Donald Rumsfeld, allora capo del Pentagono. I due neoconservatori , in una conferenza che si tenne davanti ad attoniti fiorentini , definirono l’ONU una <<organizzazione criminale>>. Quella definizione sprezzante , divenuta il titolo di Repubblica del 12 novembre 2005, doveva essere, nelle intenzioni dei due esperti , il preludio di una nuova guerra preventiva che George Bush jr su input di Dick Cheney e di Ariel Sharon, aveva deciso di scatenare, nel disprezzo di qualunque veto, contro un altro dei paesi inclusi nell’asse del male: l’Iran. Gli altri erano Siria, Iraq , Libia , Yemen e Corea del Nord. Tutti allora privi di armi atomiche. L’Iran, nemico numero uno di Israele, stava sperimentando i primi test nucleari . Tel Aviv accusava Teheran di aiutare i terroristi in tutto il mondo. Ancora una volta, dopo la guerra del marzo 2003 contro l’Iraq, la Casa Bianca aveva scelto l’Italia per preparare il terreno ad una nuova offensiva in Medio oriente.
L’anatema di Ledeen e Perle fu lanciato al convegno su “Globalizzazione, lotta al terrorismo, per il ripristino della democrazia a livello internazionale tra Europa e Stati Uniti”. Alla tavola rotonda nel Salone del Cinquecento a Palazzo Vecchio , nel master in alta formazione politico-istituzionale , erano presenti, accanto a Perle e Ledeen , Alessandro Pizzorno studioso di fama internazionale, il sindaco di Firenze Leonardo Dominici, e Massimo D’Alema. Tra i presenti un giovane politico poco conosciuto , Matteo Renzi, presidente della provincia di Firenze. A replicare alle offese dei due neoconservatori fu D’Alema: “l’organizzazione ONU ha molte colpe ma è insostituibile.” Ledeen, incurante , rincarò la dose definendo l’ONU “la più grossa organizzazione criminale al mondo”. E aggiunse: “rafforzare l’ONU è come rafforzare la mafia”.
Perle e Ledeen esaltarono la guerra all’Iraq , sostenuta dal Governo Berlusconi, che avallò la menzogna nella seduta del Senato del 19 febbraio 2003 (<<gli Stati Uniti non resteranno soli nella impresa di impedire la proliferazione delle armi di distruzione di massa >>). Era una menzogna spudorata che avrebbe portato a una guerra ingiusta con un milione di morti.
Ora, mentre era ancora in corso il massacro in Iraq, l’America si preparava ad una nuova guerra preventiva. Perle lanciò un ammonimento:”Spero che Italia e Europa si muovano con gli USA”. E aggiunse “non sono bugie, come accusa D’Alema, quelle sulle armi di distruzione di massa , ma solo intelligence e giudizi non accurati”.
Al termine dell’incontro, il messaggio minaccioso di Ledeen: ”Gli Usa si muovono secondo il loro arbitrio di grande potenza? Colpa degli altri che non agiscono!” A parer suo, l’Italia e l’Europa si dovevano allineare agli USA senza discutere nel sostenere una guerra che sarebbe stata catastrofica. Il nostro paese , pur non disponendo direttamente di bombe atomiche, ospita ad Aviano e a Ghedi, per conto della Nato, 90 armi atomiche di cui 50 in dotazione di aerei statunitensi e 40 di aerei italiani. Ciò in base ad un accordo segreto siglato dal Governo italiano ma non ratificato dal Parlamento. Quella di Perle e Ledeen era la sfida di due degli uomini più influenti della politica americana, complici nella congiura del nigergate, che aveva provocato una crisi mondiale spaventosa e la nascita dell’ISIS.
Tredici anni dopo la verità venne fuori per bocca degli stessi americani e inglesi.
Il 2 dicembre 2008, Bush, in un’intervista alla ABC, ammise l’ “errore” della guerra a Saddam Hussein << viziata da informazioni infondate di servizi di intelligence >> sulla presenza di armi di distruzione di massa nell’ Iraq . Il 25 ottobre 2015 Tony Blair, ex premier inglese, definito il macellaio di Baghdad per i bombardamenti indiscriminati, chiese scusa per la guerra all’Iraq, basata su false informazioni di servizi sulla presenza di uranio nell’Iraq .
Blair aggiunse : ci sono “elementi di verità” nella teoria di un legame tra l’invasione irachena e l’ascesa dello Stato Islamico”. Molti generali di Hussein si arruolarono nell’esercito di Al Baghdadi. La guerra all’ Iraq fu l’inizio di conflitti forieri di anarchia in nord Africa e medio oriente e della nascita dell’ISIS.
L’IRAN
La base di Perle era l’American Enterprise Institute, istituto di ricerca sulla politica estera che affiancava la CIA, mentre Ledeen era noto in Italia per i contatti , nella primavera del 1978, con Francesco Cossiga, Ministro dell’Interno durante il sequestro di Aldo Moro, e per i rapporti con la loggia massonica P2 ( Francesco Pazienza “ Il disubbidiente”, edito da Longanesi)
Il 21 marzo 2004, Ledeen afferma che la guerra non doveva limitarsi all’Iraq. “L’Iraq non è tutta la guerra. La guerra è di carattere regionale. Non possiamo vincerla se ci limitiamo solo all’Iraq. Penso che le nazioni che sostengono il terrorismo insieme all’Iraq – specificamente Iran e Siria – sappiano molto bene questo. Credo che il piano di Saddam sia di andare a rifugiarsi in Siria, esattamente come Osama Bin Laden se ne è andato a trovare asilo in Iran nel bel mezzo della guerra in Afghanistan”. Il problema è che George W Bush fu travolto dagli strateghi della guerra preventiva permanente contro l’asse del male. Ed era sul punto di scatenare un attacco all’Iran. Col pretesto di frenare la minaccia nucleare di Teheran e il suo sostegno ai terroristi di tutto il medio oriente.
A quel tempo , la Corea del Nord non era obiettivo immediato degli USA, che subendo le pressioni di Israele , miravano in primo luogo a Teheran. Ma quale era il potenziale militare dell’Iran? Notevole. Teheran era in possesso di più di 500 missili balistici SHEHAB-1 e SHEHAB-2 con una gittata da 300 a 500 km e di un numero indeterminato di Shehab 3, che avevano una portata di 3.000 km, una carica esplosiva di 700 kg ed erano in grado di raggiungere con facilità le città e le basi israeliane.
L’esistenza e la sicurezza di Israele erano in pericolo . Eppure si evitò la guerra all’Iran, che era pericolosa anche per gli USA. L’Iran era in grado di reagire con forza contro Israele e gli USA. Erano i primi segnali del timore della vulnerabilità dell’America.
Circa l’esito incerto della guerra , Tucidide ricordò agli spartani, che volevano scendere un campo contro gli ateniesi: “ Una volta che tutti insieme ci siamo addossati una guerra che non è dato sapere come possa andare a finire, non sarà facile concluderla onorevolmente. Siamo assennati, perché educati in modo da non disprezzare con belle parole la preparazione del nemico, bensì da considerare i piani dei nemici come equivalenti ai nostri e la sorte che capita come non determinabile dal ragionamento “( Tucidide le storie Sansone libro 1 )
Ma gli strateghi americani ignoravano queste regole e strategie . Voler aprire un altro fronte contro Teheran , sarebbe puro suicidio per gli americani e quelli che li sostenevano .
OBAMA E IL PATTO DI VIENNA
Qualche anno dopo la scena cambiò .L’avvento alla guida degli USA di Barak Obama il 20 gennaio 2009, impresse una svolta moderata alla politica estera americana , non appiattita più sulle richieste belliciste di Israele. Obama, ammaestrato dai disastri della guerra in Iraq, con migliaia di civili uccisi tra cui donne e bambini e una crisi socio economica senza precedenti, preoccupato dalla nascita del’ISIS, riuscì a concludere una convenzione internazionale fondamentale per la pace e la sicurezza mondiale: il trattato del 14 luglio 2015 stipulato a Vienna presso l’AIEA (agenzia internazionale per l’energia atomica Nazioni Unite).
Esso verteva sul nucleare e sulla riabilitazione politica della Repubblica Islamica. L’IRAN non era più un paese canaglia da distruggere, era una nazione da rispettare , sia pure con prudenza. Il patto era noto come trattato di Vienna fra Stati Uniti, Cina, Russia, Francia , Gran Bretagna , Unione Europea, Germania e Iran. L’ ONU offrì la sua sede a Vienna , ma non partecipò all’evento . Mancarono formali decisioni del Consiglio di Sicurezza e dell’assemblea dell’ONU.
Il presidente Obama disse: “Grazie all’accordo, la comunità internazionale potrà verificare che l’Iran non sviluppi l’arma atomica. Teheran sarà privata del 98 per cento delle sue attuali riserve di uranio arricchito. E’ un accordo che non si basa sulla fiducia ma sulla verifica. Se l’Iran violerà l’accordo tutte le sanzioni saranno ripristinate e ci saranno serie conseguenze. Gli Stati Uniti manterranno le sanzioni contro l’Iran collegate alla violazione dei diritti umani”. Poi, un monito al Congresso Usa: “Sarebbe irresponsabile allontanarsi da questo accordo. Porrò il veto a qualsiasi legge che si opporrà alla sua attuazione”.
LA SIRIA
Altro Stato canaglia per gli USA era la Siria, ritenuto sponsor del terrorismo internazionale. Per la Siria non c’era mai stata una guerra dichiarata da parte degli USA. Tuttavia le forze americane sono presenti anche in quel Paese col pretesto di combattere Al Baghdadi , capo dell’ISIS. Ma è proprio questo che accade a Damasco , o sono altre le ragioni del conflitto?
Leggendo i media italiani e americani, il feroce massacratore è Bashar al-Assad, l’oftalmologo divenuto dittatore, il presidente siriano dalla giovinezza trascorsa nel più totale disimpegno politico fino all’investitura dopo la morte del padre Hafiz, che aveva portato la Siria sull’orlo dell’abisso.
Anche per la Siria è cambiata la strategia USA diretta alla rimozione del presidente siriano Bashar al-Assad. Questo obiettivo dei neo conservatori americani della sanguinosa guerra in Siria, che in sette anni ha causato oltre 320mila morti e milioni di sfollati, non è più una “priorità”. Lo afferma Nikki Haley, ambasciatrice Usa all’Onu, secondo cui l’attuale leadership guidata dal repubblicano Donald Trump non può “focalizzarsi solo su Assad”, come aveva fatto “la precedente amministrazione” democratica di Barack Obama.
Per anni i vertici di Washington hanno tentato di rimuovere il presidente siriano, sostenendo l’opposizione armata che combatte per la sua deposizione. Alla fine di marzo del 2017 la Haley alle Nazioni Unite dice: “Non possiamo focalizzarci solo sui modi per mandare via Assad”
L’obiettivo è trovare una soluzione politica. Per la responsabile della diplomazia USA all’Onu adesso “ è fondamentale, per gli Usa, allentare l’influenza di Teheran e la presenza militare iraniana in territorio siriano”.
L’intervento militare russo a fine 2015 a sostegno del governo siriano ha, di fatto, reso impossibile l’ipotesi di rimuovere Assad e di sostenere l’opposizione moderata. A conferma del cambio di rotta della Casa Bianca, le dichiarazioni rilasciate dal segretario di Stato americano Rex Tillerson durante la visita ufficiale in Turchia. Il capo della diplomazia Usa ha sottolineato che il futuro di lungo periodo di Assad “sarà deciso dal popolo siriano”.
La Siria continua ad essere considerata la fonte del terrorismo islamico in quell’area e in Europa.
Ma le cose sembrano più complesse. E lo dimostrano due eventi di cui occorre cogliere la matrice
ISRAELE “AIUTA” I JIHADISTI ?
Il 23 giugno 2017 apparve una notizia (Pars today Italia 23 giugno 2017): il segretario generale dell’ONU, il portoghese Antonio Guterres, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo ai contatti tra i militari dell’esercito israeliano e miliziani appartenenti ai gruppi jihadisti che si trovavano nella parte meridionale della Siria (provincia di Deraa) e nelle Alture del Golan.
In un report realizzato dall’ONU dell’8 Giugno 2017, Guterres si soffermò sull’aumento progressivo di contatti tra le due parti , apparentemente antagoniste, come fu verificato dagli Osservatori ONU dislocati nel Golan.
Gli Osservatori delle Nazioni Unite avevano documentato almeno 16 incontri tra le forze israeliane ed i miliziani “ribelli” nelle zone di confine, che includono il Monte Hermon, la zona di Quneitra e le Alture del Golan, nel periodo che va da Marzo 2017 fino al mese di maggio. Il rapporto dice “relativamente al periodo tra marzo e maggio ci sono stati numerosi incontri tra i militari israeliani ed i miliziani jihadisti lungo il confine con scambio di armi, medicinali e apparecchiature militari”.
Il quotidiano statunitense Wall Street Journal riportava : ”Israele continua a rifornire e sostenere diversi gruppi ribelli dell’area impegnati nella lotta contro Assad ed i suoi alleati russi, iraniani e libanesi” pur di mantenere una zona cuscinetto dai suoi confini. Nel 2016 Israele, secondo il WSJ, aveva creato una unità speciale col compito di distribuire aiuti israeliani ai diversi gruppi. Questi aiuti consistevano in “armi, munizioni, stipendi agli jihadisti”.
Intervistato dal WSJ, il portavoce del gruppo “Combattenti del Golan” (legato ad Al Qa’eda), Motassam al Golani, ringraziò Tel Aviv per aver combattuto al loro fianco, indirettamente con la fornitura di armi e direttamente con il sostegno di aviazione e artiglieria. Al Golani dichiarò : “se non fosse stato per Israele, non avremmo mai potuto tenere testa all’esercito siriano di Assad”.
La tv Russia Today (RT) riprese la notizia, intervistando altri miliziani. Il capo di un altro gruppo jihadista in Golan, Abu Sahib, dichiarò “ come comandante della mia formazione prendo uno stipendio di 5000 dollari all’anno, versati da Israele”. Nell’intervista il leader del gruppo riferì che la collaborazione con Tel Aviv durava dal 2013 ed era stata fondamentale per contrastare l’esercito lealista di Assad in tutta l’area, visto che “Israele continua ad inviare soldi e armi non solo al nostro gruppo, ma a tutti i gruppi che combattono nel Golan”.
LA STRATEGIA DELLA TENSIONE
Per le autorità di Damasco il report dell’ONU “confermava quello che le nostre agenzie stampa affermano da tempo”. In diverse occasioni le truppe lealiste di Assad hanno confiscato ai ribelli armi di provenienza israeliana o documentato il trasporto di jihadisti feriti negli ospedali israeliani. In una nota ufficiale, Damasco aggiunse una notizia sconvolgente:“il network jihadista che Israele sostiene in Siria, fornendo armi, è lo stesso dei terroristi che commettono degli attentati in Europa”. Ufficialmente il governo israeliano di Benyamin Netanyahu smentì le accuse sul finanziamento ai gruppi takfiri definendole “false”. Tuttavia qualche mese fa l’ex ministro della difesa Moshe Ya’alon dichiarò che Daesh (Isis) “si era scusato, per aver bombardato erroneamente Israele per la prima volta”, ammettendo indirettamente i rapporti con i gruppi legati alla galassia jihadista che combattono in Siria. (Nena News 22 giugno 2017)
LA COALIZIONE OCCIDENTALE NEL CUORE DI ALEPPO
Altro fatto sui legami tra l’alleanza occidentale e l’ISIS risale al 19 dicembre 2016. Venne diffusa la notizia a firma di Simone Daelli che era stato scoperto dai siriani di Assad un quartier generale della coalizione USA nel cuore di Aleppo est. Riguardava la cattura di 14 ufficiali di diverse nazionalità appartenenti alla coalizione internazionale a guida Stati Uniti. L’operazione era stata compiuta dalle forze speciali siriane che, grazie a precise informazioni, avevano scovato il bunker sotterraneo, riuscendo a catturare vivi coloro che si trovavano al suo interno.
Il bunker era stato usato da alti funzionari e militari come quartiere generale e centro operativo della coalizione occidentale in quella regione. La notizia pubblicata il 15 dicembre 2016 portava la firma di Fares Shehabi, parlamentare siriano e capo della camera di commercio di Aleppo. Fares attraverso la sua pagina Facebook aveva rivelato i nomi dei militari e loro nazionalità .
I militari arrestati e poi rilasciati dai siriani erano: Mutaz Kanoğlu – Turco, David Scott Winer – USA, David Shlomo Aram – Israele, Muhamad Tamimi – Qatar, Muhamad Ahmad Assabian – Saudita, Abd-el-Menham Fahd al Harij – Saudita, Islam Salam Ezzahran Al Hajlan – Saudita, Ahmed Ben Naoufel Al Darij – Saudita, Muhamad Hassan Al Sabihi – Saudita, Hamad Fahad Al Dousri – Saudita, Amjad Qassem Al Tiraoui – Giordano, Qassem Saad Al Shamry – Saudita, Ayman Qassem Al Thahalbi – Saudita, Mohamed Ech-Chafihi El Idrissi – Marocchino.
AMERICANI, SAUDITI E ISRAELIANI
I risultati di quest’operazione gettavano molte ombre sul coinvolgimento di alcune nazioni ufficialmente impegnate contro il terrorismo in questa guerra, in primo luogo gli americani. Un quartiere generale della coalizione USA era nel cuore di Aleppo est, una zona controllata da ribelli da mesi sotto assedio dell’esercito siriano. Tra gli arrestati emerse una forte presenza di agenti sauditi, un agente americano e altro israeliano. Cosa ci facevano quegli agenti, i cui paesi si propugnavano come infaticabili difensori della libertà e artefici di una continua lotta al terrorismo, in una zona controllata da terroristi? Quale era la loro missione in Siria: debellare i terroristi o fornirgli assistenza? E come mai questa notizia era stata accolta con un silenzio assordante dai media occidentali? Ritornava dunque il dilemma: gli USA dicevano di volere combattere il terrorismo, ma in realtà lo alimentavano in funzione di nuove guerre. Era chiaro, dunque, che le accuse ad Assad di compiere massacri di civili in Siria non sempre sembravano fondate.
LE RESPONSABILITÀ DI BASHAR AL ASSAD NEI MASSACRI SIRIANI
L’attacco con gas Sarin, il 4 aprile 2017 , a Khan Sheikhun, nella provincia di Idlib, ” fu compiuto da un aereo di fabbricazione russa utilizzato dalle forze militari del presidente siriano Bashar al Assad”. Lo afferma il rapporto della Commissione Onu sui crimini in Siria.
Nell’attacco erano rimasti uccisi 84 civili, molti bambini. Nello stesso rapporto, si criticano gli Usa per non aver “preso tutte le precauzioni” necessarie per proteggere i civili nel raid contro una moschea di Aleppo lo scorso marzo.
In seguito all’attacco a Khan Sheikhun , gli Stati Uniti colpirono con i missili lanciati dal Mediterraneo una base aerea a est di Homs, nella Siria centrale, dalla quale con probabilità era partito il velivolo militare governativo che aveva sganciato gli ordigni col Sarin su Khan Sheikhun. Dopo alcuni giorni di alta tensione politica e diplomatica tra Usa e Russia , Washington e Mosca rafforzavano l’intesa politica e militare in Siria in nome della “lotta al terrorismo” e favorendo direttamente e indirettamente le forze governative siriane nei vari teatri del conflitto in corso.
I PRECEDENTI
La strategia della tensione in Algeria.
Avevo scoperto questa drammatica realtà nel gennaio 2001, nel leggere la confessione del generale algerino Habib Souaidia , che voleva combattere in Algeria i terroristi islamici, ma scoprì che si sarebbe ridotto a fare del terrorismo come loro al servizio dei generali algerini al potere.
Egli definì l’esercito algerino come “il principale agente di reclutamento del terrorismo islamista”. ( Habib Souaidia <<la sale guerre>>, prefazione F. Imposimato, ed. Berti 2001). E questo divenne, secondo Souaidia, il principale strumento per conservare in Algeria il potere nelle mani delle gerarchie militari. C’era una singolare analogia con la strategia della tensione perseguita in Italia dagli anni sessanta e fino ai primi del 1993 con le stragi di Capaci e via D’Amelio.
Scrissi nella prefazione: “Un potere invisibile ma reale aveva fatto ricorso ai massacri generalizzati della popolazione civile per consolidare il potere grazie alla psicosi collettiva generata dalla insicurezza generale, e per impedire qualunque cambiamento, distogliendo l’attenzione del Paese dai problemi sociali non risolti”
Scrissi ancora (attenzione alla data!) nel gennaio 2001: “ il terrorismo va combattuto senza mezzi termini e senza incertezze, ma anche smascherando coloro che si giovano del terrorismo col pretesto di combatterlo”
Qui il mio ammonimento in umiltà: ”l’Europa e gli Stati Uniti non si illudano. Fingendo di non vedere e di non capire, prima o poi dovranno pagare un conto molto salato”. ( Habib Souaidia la sale guerre, pref. Imposimato, ed: Berti 2001)
Era l’11 gennaio 2001, e i fatti mi avrebbero dato ragione.