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USA: Tutte le sfide del presidente Biden

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USA: Tutte le sfide del presidente Biden

Subito dopo aver giurato, Joe Biden si è messo al lavoro firmando ordini esecutivi per smantellare alcune politiche dell’amministrazione Trump. Ma che eredità gli lascia il suo predecessore e quali sfide dovrà affrontare il 46esimo presidente Usa? 

La cerimonia di insediamento a Capitol Hill è terminata da poche ore quando Joe Biden, 46esimo presidente degli Stati Uniti, seduto alla scrivania dello Studio ovale comincia a “riparare” l’America firmando 15 ordini esecutivi e 2 direttive che smantellano, pezzo per pezzo, altrettante azioni intraprese da Donald Trump. Tra le priorità, mascherina obbligatoria in tutti gli edifici pubblici federali, stop alla costruzione del muro al confine con il Messico, rientro degli Stati Uniti nell’accordo di Parigi sul clima e interruzione immediata del processo di uscita dall’Organizzazione mondiale per la Sanità. E ancora, annullamento delle iniziative per escludere dal censimento gli immigrati sprovvisti di documenti, creazione di un coordinatore della risposta all’epidemia da COVID-19, che riferirà direttamente a lui e richiesta di estendere le moratorie sui debiti e le procedure di sfratto, per andare incontro ai cittadini in difficoltà economiche. UNa serie di ordini a cascata, che proseguirà nei prossimi 10 giorni con l’obiettivo dichiarato di invertire la rotta impressa dal suo predecessore.

Riparare l’America?

“Non c’è momento migliore di oggi per iniziare”. Così Joe Biden, poche ore dopo il giuramento, ha commentato la firma di una serie di ordini esecutivi e decreti che invertiranno le politiche del suo predecessore su immigrazione, cambiamento climatico, uguaglianza razziale e pandemia di coronavirus. Non c’è dubbio infatti, che le priorità del presidente riguardino le sfide interne al paese, duramente provato dal Coronavirus, che ha causato finora oltre 400mila morti, dalla peggior crisi economica dai tempi della Grande Depressione e dalle più grandi proteste popolari nella storia americana. Nell’ultimo anno, ha sottolineato Biden nel suo discorso di insediamento “sono andati persi milioni di posti di lavoro, centinaia di migliaia di attività commerciali sono state chiuse, un grido di giustizia razziale da 400 anni ci assale. Il sogno di giustizia per tutti non sarà più rinviato. Un grido di sopravvivenza viene dal pianeta stesso.

Un grido che non può essere più disperato o più chiaro, e ora c’è un aumento dell’estremismo politico, della supremazia bianca, del terrorismo interno che dobbiamo affrontare e sconfiggeremo”. Un riferimento, quello al ‘terrorismo interno’ che è un’assoluta novità e indica la consapevolezza di un pericolo a lungo sottovalutato. Poco dopo Biden ha ottenuto l’approvazione del Senato per Avril Haines come direttore dell’intelligence nazionale, un ruolo cruciale a cui Haines, prima donna a ricoprire l’incarico, è stata confermata con un sostegno schiacciante di 84 a 10.

…o il mondo?

Tra i primi atti del presidente Biden c’è anche quello di rientrare nell’accordo sul clima di Parigi e nell’Oms. Una virata di 180 gradi che segnala la volontà di Washington di tornare ad un approccio multilaterale nelle crisi internazionali. Ma nonostante la speranza con cui molti dei tradizionali alleati degli Stati Uniti nel mondo guardano a Biden, e alla sua dichiarata volontà di tornare a cooperare sui grandi dossier globali, le sfide che attendono il presidente sono numerose anche in politica estera. I dossier ‘caldi’ nella sua agenda sono già numerosi: dalle accuse di un recente attacco hacker orchestrato da Mosca contro le istituzioni americane e l’arresto del dissidente Alexei Navalny, passando per la Cina che non si fa illusioni sul fatto che anche la nuova amministrazione considererà Pechino un rivale strategico da ‘contenere’ e spera che il neopresidente Usa sia troppo impegnato a rimettere ordina in casa propria per dedicarsi a ricompattare il fonte delle democrazie occidentali.

E se ‘Europa, sollevata, esulta per l’insediamento di “un amico alla Casa Bianca”, come ha scritto su Twitter Ursula von der Leyen, in Medio Oriente c’è attesa e tensione. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, in uno slancio di buona volontà, ha convocato le elezioni palestinesi, le prime dal 2006, mentre Israele freme, ben sapendo che il dialogo con l’Iran sul nucleare è in cima alle questioni che la nuova amministrazione intende affrontare.

Una nuova normalità?

Con i suoi toni pacati e profondi, il silenzio per le vittime del Covid e Joe Biden “ha cambiato l’America in un giorno” scrivono oggi autorevoli commentatori sulla stampa statunitense. Se questo è vero da un lato, dall’altro le sfide più complesse per la nuova amministrazione cominciano ora.

Alcune delle prime iniziative intraprese su clima e immigrazione, infatti, hanno già contribuito ad alienargli potenziali voti repubblicani e il processo di impeachment al Senato contro l’ex presidente Trump riaprirà sicuramente vecchie ferite. Ma se i sostenitori di Trump vedono il ripristino di una ‘nuova normalità’ al 1600 di Pennsylvania Avenue come un segno che ‘l’establishment’ ha ripreso il controllo dei palazzi del potere, la vista di Kamala Harris, prima donna, nera e di origini indo-giamaicane, che ha prestato giuramento come vicepresidente, suggerisce all’America e al mondo che non tutto è tornato come prima.

Il commento

Di Mario Del Pero, ISPI e Sciences PO

“È una sfida improba quella che attende Joe Biden. Perché si deve dare risposta alle conseguenze drammatiche della pandemia e della crisi economica. E perché si deve governare un paese diviso, con una esile maggioranza al Congresso e con milioni di americani che non lo riconoscono come presidente legittimo. E però proprio la portata della sfida offre al neo-Presidente un po’ di capitale politico aggiuntivo: la possibilità cioè di darvi risposta con proposte politiche ambiziose – dalla sanità al salario minimo, dall’ambiente all’immigrazione, dalle infrastrutture all’istruzione – su cui vi potrebbe essere un consenso nel paese più ampio di quanto non si creda e rispetto alle quali i vincoli di bilancio oggi sembrano essere meno condizionanti”.

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)