giovedì, 28 Novembre 2024

World Economic Forum, tutto quello che c’è da sapere su Davos 2020

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Quella che si è aperta nel paesotto della Alpi svizzere di Davos è la cinquantesima edizione del World Economic Forum. Gli oltre 3.000 leader, fra cui 53 capi di Stato e di governo, da 117 Paesi del mondo si riuniscono quest’anno all’insegna di un manifesto 2020 per rilanciare la cooperazione fra portatori d’interessi diversi in un mondo in cui il multilateralismo è sempre più minacciato. 

Il professore tedesco di economia politica Klaus Schwab ha fondato la sua “creatura” nel 1970 come «piattaforma per investitori» ospitando per cinque giorni presidenti e primi ministri, banchieri centrali e manager di grandi aziende, industriali, miliardari e influenti accademici.

L’ottantunenne professor Schwab continua a presiedere e presentare gli incontri con le personalità più importanti che ospita e i temi sono cambiati di pari passo con il cambiamento della società, passando dalle discussioni accademiche attorno al lavoro dell’economista americano Milton Friedman fino agli scenari geopolitici del cambiamento climatico o l’aumento della disoccupazione globale nel 2020, per la prima volta da circa un decennio, a causa della debolezza dell’economia.

Oggi non si discute più se Davos sia stata culla della centralità degli azionisti nella struttura delle aziende. Davos cinquanta anni dopo si offre come levatrice di un capitalismo etico, e vara un nuovo Manifesto che guidi «le aziende nell’era della Quarta Rivoluzione Industriale bilanciando il meglio di molti tipi di organizzazioni, sia del settore pubblico che privato, delle organizzazioni internazionali e delle istituzioni accademiche».

L’incontro fra i principali dirigenti politici e i principali esponenti economici continua ad essere a porte chiuse e solo la registrazione di specifici eventi, come la sessione plenaria, viene diffusa.

In occasione dell’incontro, i vertici delle imprese associate alla fondazione incontrano una ristretta platea di leader politici e di organizzazioni non governative, esponenti della comunità scientifica, leader religiosi e giornalisti. Nei cinque giorni dell’evento sono oltre 200 gli eventi in programma con una imprescindibile domanda a fare da filo rosso: Che tipo di capitalismo vogliamo?

Una domanda fondamentale della nuova era. «Se vogliamo sostenere il nostro sistema economico per le generazioni future, dobbiamo rispondere correttamente – sostiene il World Economic Forum – e abbiamo tre modelli tra cui scegliere. Il primo è il “capitalismo degli azionisti”, abbracciato dalla maggior parte delle società occidentali, che ritiene che l’obiettivo primario di una società dovrebbe essere quello di massimizzare i suoi profitti.

Il secondo modello è il “capitalismo di stato”, che affida al governo la direzione dell’economia e che è salito alla ribalta in molti mercati emergenti, non da ultimo la Cina.

Ma c’è una terza via, il “capitalismo delle parti interessate”, un modello proposto per la prima volta mezzo secolo fa, che posiziona le società private come amministratori fiduciari della società ed è chiaramente la migliore risposta alle attuali sfide sociali e ambientali».


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