Mentre lo Yemen sprofonda sempre di più nella fame e nella carestia, gli Emirati Arabi Uniti si sono detti pronti a sostenere le proposte delle Nazioni Unite per nuovi colloqui di pace. Lo ha dichiarato ieri il ministro degli esteri emiratino, Anwar Gargash, dopo un incontro a New York con l’inviato speciale delle Nazioni Unite nello Yemen, Martin Griffiths. Lo riporta l’emittente televisiva satellitare Al Arabiya.
La comunicazione è arrivata due settimane dopo il fallimento dei colloqui di pace di Ginevra, quando la delegazione del movimento delle milizie ribelli huthi non si è presentata. «Ho avuto discussioni molto produttive sullo Yemen a New York con Griffiths, riaffermando il nostro sostegno a un processo politico guidato dall’Onu dopo la battuta d’arresto a Ginevra», ha scritto su Twitter il ministro degli esteri. «Sosterremo pienamente le proposte delle Nazioni Unite per intraprendere presto nuove trattative», ha aggiunto Gargash.
E la coalizione militare a guida saudita che nello Yemen combatte gli huthi ha fatto sapere di essere pronta ad aprire tre corridoi umanitari tra il porto di Hudayda, sul mar Rosso (controllato dai ribelli, inattivo e sotto assedio da parte della stessa coalizione), e la capitale Sana’a, anch’essa in mano agli insorti.
Nonostante i tentativi di giungere a una soluzione pacifica della grave crisi, gli scontri non accennano a diminuire. E cresce il numero dei bambini uccisi o coinvolti negli scontri. L’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, ha parlato di una situazione al limite dell’immaginabile. «Dopo oltre tre anni di combattimenti, la situazione dei bambini nello Yemen continua a peggiorare e non a migliorare», si legge in un rapporto. Oltre 11 milioni di bambini — l’80 per cento dei minori yemeniti — hanno «disperato bisogno di assistenza umanitaria», indica l’Unicef.