Uno dei sintomi importanti dell’Italia che cambia è sicuramente costituito dalla evoluzione del rapporto tra il cittadino e la giustizia. La prerogativa di tutti i Paesi industrializzati è stata da sempre la fiducia del cittadino nella certezza del diritto. La cronica inefficienza del sistema giudiziario italiano ha determinato una diffusa sfiducia del comune cittadino e, circostanza ancora più grave, degli stessi operatori del diritto nei confronti del sistema giustizia.
L’inefficienza del sistema giudiziario italiano è una vera zavorra per l’economia del Paese, poiché i lunghi tempi nella esecuzione dei contratti, come pure le incertezze nella conclusione delle vertenze giudiziarie, sia civili che commerciali, per non dire degli effetti nefasti della corruzione, scoraggiano imprese e investimenti.
Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale e Ocse lo ricordano a ogni piè sospinto, spingendo l’Italia agli ultimi posti delle classifiche che misurano la capacità di un Paese di promuovere la crescita.
Prendiamo, per esempio, uno degli ultimi rapporti del Fondo Monetario Internazionale, che sottolinea come nella penisola la lentezza dei processi, combinata a un alto numero di giudizi, faccia sì che occorrano circa 1.200 giorni perché si abbia una decisione in primo grado: tre volte di più che in Francia, Germania o Spagna. Per una sentenza di bancarotta, osserva il Fondo, si può arrivare fino a 12 anni e ne occorrono più di 7, affinché una banca possa recuperare le garanzie reali in caso di fallimento. E, dove la giustizia è più farraginosa, l’accesso al credito diventa più difficile.
Senza contare che possono passare fino a 8 anni perché un processo civile giunga davanti alla Corte di Cassazione, contro una media Ocse pari a 2 anni. Non a caso sull’Italia pesa un arretrato di 10 milioni di processi (metà dei quali civili) e il paese ha il più alto numero di violazioni del diritto a un processo in tempi ragionevoli comminate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (1.187 dal 1959 a oggi, secondo gli ultimi dati disponibili).
La situazione non cambia se si passa a esaminare le osservazioni formulate in un paper Ocse su come promuovere l’efficienza della giustizia civile. Esso ricorda – i numeri sono della Banca Mondiale contenuti nel rapporto Doing Business – che l’Italia vanta un altro, triste primato: 1.210 giorni di durata per una disputa commerciale contro i 280 della virtuosa Norvegia, i 331 giorni della Francia e i 394 giorni della Germania. Ne consegue che gli investitori stranieri cercano altre destinazioni, perché sanno che non possono fare molto affidamento sulla giustizia italiana.
«La ragionevole durata dei procedimenti – si legge nel report – è un elemento essenziale di una giustizia efficace, insieme all’accuratezza e alla certezza delle decisioni e a condizioni eque di accesso al sistema.
Tempi lunghi di risoluzione delle controversie generano incertezza e infliggono costi elevati alle imprese e riducono, la fiducia nel sistema giudiziario».
Inoltre, a frenare gli investimenti esteri c’è la corruzione che, se efficacemente aggredita, porterebbe a un aumento del reddito superiore al 2,4% con effetti benefici anche sulle imprese che crescerebbero del 3% annuo in più. Ancora più netta Transparency International, secondo cui ogni grado di aumento del livello della corruzione riduce del 16% gli investimenti stranieri diretti.
Ostacoli non da poco per il rilancio del Paese. Ora, a seguito della grave crisi economica che ha colpito le economie mondiali, in Italia si è registrata una impennata del numero di crediti insoluti .
Tutto ciò ha determinato un generale rallentamento della economia nazionale, in quanto i crediti cosiddetti “in sofferenza” provocano una mancanza di liquidità nelle aziende, che rallenta i processi produttivi, contrae il fatturato e crea disoccupazione .
Nel nostro Paese – a differenza di altri – la legge protegge il debitore a scapito del creditore, poiché nel caso di insolvenza e di mancanza di beni aggredibili di proprietà del medesimo, il creditore non dispone di mezzi efficaci per ristorare il proprio credito . Non esiste in Italia il “carcere per debiti” , ossia la possibilità di azionare azioni penali nei confronti del debitore, ad eccezione di pochi casi trascurabili .
In relazione alla situazione sopra evidenziata, il comune cittadino e ovviamente gli operatori economici, sull’esempio di quanto avviene da anni in molti altri Paesi industrializzati, hanno individuato la soluzione del problema attraverso l’utilizzo di strumenti alternativi nella risoluzione delle controversie civili, quali l’arbitrato.
In concreto, ecco di seguito i quesiti che più spesso rivolgono a me, Avvocato e Presidente della Camera Arbitrale Italiana (www.cameraarbitraleitaliana.it) che da oltre vent’anni opera nella amministrazione di arbitrati, relativi a controversie civilistiche.
Quali sono gli strumenti che la legge mette a disposizione del creditore per recuperare un credito ?
Innanzitutto il creditore deve disporre di un titolo esecutivo .
Se non è stato possibile recuperare il credito a seguito di una diffida, a mezzo lettera raccomandata A/R, con la quale il creditore ha invitato il debitore a pagare entro un termine assegnato, è necessario azionare uno dei seguenti tre strumenti :
- Precetto : se il credito è rappresentato da un titolo di credito, non appena esso diventa esecutivo, alla scadenza, è possibile notificare direttamente un precetto di pagamento .
- Decreto Ingiuntivo : si tratta di un ricorso inoltrato alla magistratura, finalizzato ad ottenere un provvedimento (per l’appunto un decreto ingiuntivo). Ovviamente tale decreto viene emanato a seguito della disamina formale delle ragioni e dei documenti sui quali il credito è fondato . Il provvedimento del giudice può essere immediatamente esecutivo : in tal caso il creditore può pignorare i beni del debitore.
Negli altri casi il giudice assegna un termine al debitore, di quaranta giorni, per pagare, ovvero per proporre opposizione (atto di citazione in opposizione a decreto ingiuntivo). L’accertamento della titolarità del debito avviene, in quest’ultimo caso, a seguito di una causa civile.
- Causa Civile : in tutti i casi in cui il creditore non dispone di sufficienti prove scritte circa la sussistenza e la titolarità del credito .
Quanto tempo è necessario per il recupero di un credito, avvalendosi della giustizia ordinaria ?
La tempistica necessaria è variabile, a seconda dello strumento giuridico utilizzato.
- Precetto di Pagamento : il debitore deve pagare entro i dieci giorni successivi alla notifica dell’atto di precetto. Scaduto tale termine , in mancanza dell’avvenuto pagamento, si procede con il pignoramento dei beni del debitore e successivamente, alla vendita, ovvero alla assegnazione diretta .
- Decreto Ingiuntivo : attualmente si riesce ad ottenere un Decreto Ingiuntivo di pagamento, entro due o tre settimane . Se il debitore si oppone i tempi si allungano, tranne che sia stata concessa la provvisoria esecutorietà del Decreto. In questo caso, infatti, è possibile iniziare la esecuzione forzata anche prima del decorso del termine di quaranta giorni, assegnato dal giudice per l’opposizione.
- Causa Civile : i tempi variano da alcuni mesi ad alcuni anni, a seconda sia del valore del credito (entro i cinquemila Euro, la competenza è riservata al Giudice di Pace), della complessità della fattispecie e della necessità di una istruttoria particolarmente complessa (prove testimoniali, perizie etc.).
- Procedimento Sommario : si tratta di un procedimento abbreviato che , al ricorrere di determinate condizioni, consente di recuperare il proprio credito in tempi più brevi di una causa civile ordinaria .
Quali sono gli strumenti alternativi alla giustizia ordinaria ?
Lo strumento dell’Arbitrato costituisce il rimedio alternativo più efficace : nei casi in cui non sia possibile agire nei confronti del debitore a mezzo di un decreto ingiuntivo e sia necessario affrontare il lungo iter di una causa civile, la legge consente al cittadino di deferire la soluzione di una controversia ad Arbitri, in luogo della magistratura ordinaria .
I vantaggi sono molteplici ed immediati: innanzitutto il tempo massimo che la legge assegna agli arbitriper la emissione della decisione (Lodo) è di duecentoquaranta giorni, in luogo di svariati anni, nel caso dell’ottenimento di una sentenza a seguito di una causa civile. Inoltre il Lodo ha la stessa efficacia esecutiva di una sentenza.
I costi sono certi e predeterminati : nel caso della Camera Arbitrale Italiana sono pubblicati con chiarezza, secondo le fasce di valore della controversia, nel sito web (www.cameraarbitraleitaliana.it) .
L’Albo degli Arbitri della Camera Arbitrale Italiana, che contiene circa duecento professionisti, consente al cliente di nominare un arbitro competente per la specifica materia della controversia e di eliminare, di conseguenza, il rischio che la causa venga decisa da un magistrato, seppure di valore, ma che non ha alcuna competenza o esperienza specifica nella specifica materia della controversia che è chiamato a decidere.
Come è possibile accedere allo strumento dell’Arbitrato ?
Fondamentalmente esistono due possibilità. La prima consiste nell’apporre nei contratti, prima della sottoscrizione, la cosiddetta clausola arbitrale (nel sito web della Camera Arbitrale Italiana, si trovano i modelli già pronti di tali clausole), a mezzo della quale le parti decidono concordemente di derogare la competenza del giudice ordinario, a favore di arbitri CAI.
La seconda possibilità si attua nei casi in cui nel contratto che le parti hanno sottoscritto non era stata preventivamente inserita la clausola arbitrale . Nel momento in cui dovesse scoppiare una controversia tra le parti medesime , esse possono decidere, congiuntamente, di sottoscrivere un Patto di Compromesso , a mezzo del quale, come nel caso precedente, esse decidono di derogare la competenza del giudice ordinario a favore di arbitri CAI.
Quali sono i vantaggi dell’Arbitrato per gli imprenditori ed i privati ?
Ormai da molti anni, le aziende più evolute hanno inserito in tutta la propria modulistica contrattuale (contratti di vendita, di fornitura, di appalto etc.) la clausola arbitrale.
In tale maniera la quantità dei cosiddetti crediti in sofferenza si è ridotta drasticamente, sostanzialmente per due motivi .
Il primo consiste, ovviamente, nella rapidità derivante dall’utilizzo dell’arbitrato, nell’ottenimento del titolo esecutivo da utilizzare nei confronti del debitore.
Il secondo, che non comporta alcun costo per il creditore, deriva dal semplice inserimento (gratuito), nei contratti e nella modulistica aziendale della clausola arbitrale. Infatti, il debitore si rende facilmente conto che i tempi per la composizione della controversia riguardante il soddisfacimento del credito sono molto brevi (la legge, come più sopra evidenziato prevede 240 giorni, ma nella statistica della Camera Arbitrale Italiana, si aggirano mediamente tra i 150 ed i 160).
A questo punto egli non può più utilizzare l’arma palesemente ricattatoria , utilizzando a proprio favore le lacune del nostro sistema giudiziario derivanti dalla lungaggine dei processi civili e formulando, come spesso avviene, proposte transattive risibili (“ti pago solo il trenta/cinquanta per cento del credito, altrimenti fammi causa e ne riparliamo tra dieci anni”).
In relazione a ciò, capita molto spesso che il debitore paghi immediatamente, non potendo utilizzare strumentalmente le lacune del sistema giudiziario ordinario, rendendosi inoltre conto che il mancato pagamento comporterebbe a suo carico l’integrale addebito dei costi procedurali dell’arbitrato. Inoltre, per quegli imprenditori che concludono contratti all’estero, magari in Paesi in cui il sistema giudiziario è affetto da problemi e rischi di certezza del diritto, derogare alla giurisdizione ed alla competenza di un tribunale locale , sottraendo di conseguenza la decisione giudiziale a quest’ultimo, attraverso una procedura arbitrale che si svolge in Italia, rappresenta una indubbia ed efficace garanzia .
Quali sono i costi dell’Arbitrato ?
A differenza degli arbitrati cd. liberi, le procedure arbitrali amministrate dalla Camera Arbitrale Italiana sono soggette a costi certi e predeterminati, in qualunque momento consultabili sul sito della CAI . Poi, a differenza di quanto avviene spesso nelle cause civili ordinarie, nelle quali frequentemente il giudice dispone in sentenza che le spese legali vengano compensate dalle parti, nell’arbitrato gli arbitri dispongono che tutti i costi della procedura debbano essere integralmente addebitati alla parte soccombente. Come si inserisce la clausola arbitrale in un contratto ? Lo staff di avvocati della Camera Arbitrale Italiana è presente su tutto il territorio nazionale (cameraarbitraleitaliana@yahoo.it). Ed è disposizione, a titolo gratuito.
Dopo aver conseguito a Roma la laurea in giurisprudenza ed aver sostenuto l’esame di abilitazione alla professione di Avvocato ha continuato la sua formazione in qualità di associato presso lo Studio Carnelutti in Italia e, successivamente, dapprima nel Regno Unito e poi presso lo Studio Legale americano “Tobin & Tobin Law Firm” , a San Francisco. Nel 1983 ha fondato lo “Studio Legale Internazionale Blasio”, attualmente un punto di riferimento affidabile e dinamico nel panorama nazionale ed internazionale della consulenza legale.
Nel 1995 ha fondato la “Camera Arbitrale Italiana”, organizzazione leader del settore in Italia, che tuttora presiede, e che si occupa principalmente di arbitrati nazionali ed internazionali e di mediazioni.
E’ stato consulente personale di alcuni Presidenti di Stati stranieri (ad esempio il generale Gnassingbé Eyadéma, Presidente della Repubblica del Togo) ed ha prestato attività di consulenza legale e strategica a favore di numerose multinazionali.
È stato presidente, in Italia, di vari consorzi di costruttori (Consorzio Roma Ambiente, Consorzio Roma Capitale, Consorzio per lo Sviluppo Turistico della Portualità nella Regione Liguria).
Ha ricoperto la carica di Direttore Generale della “Medea Cinema and Fiction International Productions”. È stato nominato, e ricopre tuttora la carica, Console Generale della Repubblica Islamica denominata Unione delle Comore.
Ha fondato, ed attualmente ne è il coordinatore, il “Cenacolo dei Cinquecento”, il primo International Business Network in Italia con operatività nazionale ed internazionale.
Attualmente si occupa principalmente di diritto internazionale, contrattualistica ed arbitrati.